Un calo nell’arrivo di grano graverebbe sulle riserve alimentari del Paese dove 14 milioni di persone stanno affrontando la fame, avverte il World Food Programme. Cinque Ong internazionali intanto chiedono agli Usa di fermare il sostegno alla guerra guidata dall’Arabia Saudita
della redazione
Roma, 28 novembre 2018, Nena News – Le operazioni nel porto di Hodeidah in Yemen sono calate di quasi il 50% nelle ultime due settimane. Diverse compagnie marittime non intendono proseguirle a causa dell’insicurezza nella città messa sotto assedio dallì Arabia saudita e i suoi alleati per rovesciare i ribelli sciiti Houthi che controllano la maggior parte del nord dello Yemen, inclusa la capitale, Sanaa. Il 70% delle merci dirette in Yemen, inclusi gli aiuti umanitari, arriva attraverso Hodeidah e un calo nell’arrivo di grano graverebbe sulle riserve alimentari del Paese dove 14 milioni di persone stanno affrontando la fame dopo quasi quattro anni di guerra, ha avvertito ieri il World Food Programme.
“Il WFP è molto preoccupato per la riduzione di quasi il 50% delle operazioni al porto di Hodeidah nelle ultime due settimane”, ha detto ai giornalisti a Ginevra Herve Verhoosel, portavoce dell’agenzia. “Le compagnie di navigazione sembrano riluttanti ad usare quel porto a causa degli alti livelli di insicurezza nella città”, ha spiegato.
Il WFP, che fornisce razioni a otto milioni di yemeniti ogni mese e ha aumentato il suo impegno per evitare la carestia. Nei suoi magazzini ha scorte alimentari ancora per due mesi, ha riferito Verhoosel. “Qualsiasi interruzione delle operazioni portuali – ha aggiunto – ostacolerebbe gli sforzi umanitari per prevenire la fame e farebbe aumentare ulteriormente i prezzi del cibo nei mercati, rendendo estremamente difficile per gli yemeniti riuscire a nutrire le loro famiglie”.
Lunedì soltanto una nave era al porto di Hodeidah la cui capacità di scarico è di sette navi al giorno.
Dopo che gli Houthi hanno preso il controllo di buona parte del paese nel 2014 e deposto il governo, una coalizione militare araba capeggiata dall’Arabia saudita e appoggiata dagli Stati Uniti, è intervenuta nel 2015 con una massiccia campagna aerea volta a riportare al potere il governo di Abd-Rabbu Mansour Hadi. Da allora, secondo lo Yemen Data Project, sono stati lanciati contro lo Yemen 18.000 raid aerei che per almeno un terzo non hanno colpito siti militari bensì matrimoni, funerali, scuole e ospedali, così come le infrastrutture idriche e la rete elettrica. Decine di migliaia di persone sono state uccise o ferite. Secondo Save dal 2015 the Children, ben 85.000 bambini sotto i cinque anni “potrebbero essere morti per fame o malattie”.
Cinque organizzazioni umanitarie internazionali intanto sollecitano gli Stati Uniti a fermare il sostegno alla guerra guidata dall’Arabia Saudita e a salvare milioni di vite umane. Una dichiarazione congiunta Oxfam America, International Rescue Committee, CARE US, Save the Children e Norwegian Refugee Council affermano che 14 milioni di persone rischiano di morire di fame nello Yemen se le parti in conflitto non si fermeranno.
“La fame non deve essere usata come arma di guerra contro i civili yemeniti”, si legge nella dichiarazione. “Tutte le parti belligeranti e quelle che alimentano il conflitto attraverso le forniture di armi sono coinvolte in questa crisi umanitaria”.
Le cinque Ong chiedono a Washington di sostenere il recente appello per la cessazione delle ostilità nello Yemen esercitando una forte pressione diplomatica su Arabia Saudita ed Emirati. Se ciò non accadrà, avvertono le organizzazioni umanitarie, “anche gli Stati Uniti saranno responsabili di quella che potrebbe diventare la più grande carestia degli ultimi decenni”. Nena News