Stamattina le forze della coalizione a guida saudita hanno preso lo scalo della città costiera. L’inviato Onu vede il presidente Hadi, schiacciato dall’autorità di Riyadh che vuole chiudere il conflitto con una resa totale degli Houthi
di Chiara Cruciati
Roma, 19 giugno 2018, Nena News – Questa mattina le forze governative yemenite sostenute da Arabia Saudita ed Emirati Arabi sono entrate nell’aeroporto di Hodeidah. A una settimana dall’inizio dell’operazione “Vittoria d’oro” per la conquista della città costiera occidentale, la coalizione a guida saudita segna un punto fondamentale.
Durissimi gli scontri intorno al compound dell’aeroporto: dall’interno i ribelli Houthi hanno usato artiglieria pesante e colpi di mortaio, ma – secondo quanto dichiarato da funzionari sauditi e da testimoni – le forze del presidente yemenita Hadi sono riuscite ad entrare anche grazie all’arrivo di rinforzi. Già da due giorni i raid sull’aeroporto erano stati particolarmente pesanti (non solo ad Hodeidah: solo ieri si sono registrati almeno 40 bombardamenti sauditi nel resto del paese), mentre dai tetti delle case i cecchini Houthi hanno cercato di fermare i soldati governativi. Sarebbero decine i feriti tra i civili nel quartiere di Manzar, vicino l’aeroporto: secondo le organizzazioni umanitarie molte famiglie sono bloccate dal fuoco incrociato.
La potenza di fuoco messa in campo dall’Arabia Saudita, già responsabile della devastazione del paese, ha raggiunto un nuovo livello di intensità: Riyadh intende chiudere il conflitto togliendo agli Houthi e al loro riferimento politico, il movimento Ansar Allah, lo scalo portuale di Hodeidah, fondamentale ai rifornimenti. Dei ribelli, ma anche dei civili che da qui vedono arrivare il 70% degli aiuti umanitari che riescono ad entrare nonostante il blocco aereo e navale imposto dai sauditi all’inizio della guerra.
“La resistenza Houthi – spiega ad Al Jazeera l’esperto Sami Hamdi – regge finché riescono a rimanere a Sana’a e Hodeidah, in questo modo la pressione internazionale costringerà l’Arabia Saudita a sedersi al tavolo del negoziato. La presa del porto e dell’aeroporto sono assolutamente fondamentali alle forze della coalizione perché questa battaglia taglierà le vitali vie di rifornimento per gli Houthi. Se Hodeidah viene presa, la posizione Houthi si indebolirà seriamente e saranno costretti a combattere per la sopravvivenza”.
Lo dice anche il ministro degli Esteri emiratino, Anwar Gargash, che domenica ha definito l’eventuale vittoria ad Hodeidah indispensabile a portare “gli Houthi al tavolo negoziale”. Un tavolo che negli anni passati i ribelli hanno più volte detto di voler accettare, ma che è stato regolarmente fatto fallire da Riyadh, interessata a una vittoria definitiva sul movimento Ansar Allah, una resa che impedisca alla minoranza sciita di partecipare alla vita politica di un paese che la petromonarchia considera sua proprietà.
A pagarne le spese, dal marzo 2015, sono i civili yemeniti. Ieri l’Onu ha fornito un nuovo bilancio della battaglia in corso: in una settimana sono almeno 26mila gli sfollati dalla città costiera e, spiega Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale Guterres, “il numero è destinato a crescere”. Oltre 5mila famiglie hanno raggiunto la periferia di Hodeidah, aggiungendosi ai tre milioni di sfollati interni dall’inizio della guerra che ha ridotto alla fame 8,4 milioni di persone. Venti milioni, un terzo del totale, gli yemeniti che necessitano quotidianamente di aiuti umanitari.
A nulla serve la pressione delle Nazioni Unite che da giorni tentano di impedire, e ora di bloccare, l’operazione du Hodeidah convincendo le parti a cederne il controllo all’Onu. Dopo aver incontrato sabato la leadership Houthi a Sana’a, l’inviato Onu Martin Griffiths ha visto ieri il presidente Hadi, in autoesilio a Riyadh da tre anni. All’alleato saudita Griffiths ha chiesto di sospendere subito l’assedio dei porti e gli aeroporti yemeniti e il blocco navale e aereo per permettere l’ingresso di sufficienti aiuti umanitari alla popolazione.
Ma Hadi di potere non ne ha. È Riyadh, è Abu Dhabi, a decidere le sorti del paese più povero del Golfo, trasformato nella preda da accaparrarsi per infliggere una sconfitta all’Iran, considerato lo sponsor dei ribelli Houthi. Ieri a parlare è stato proprio il presidente iraniano, Hassan Rouhani: secondo Press Tv, durante una conversazione telefonica con l’emiro del Qatar, Rouhani ha accusato la coalizione di “una pressione intollerabile sul povero popolo yemenita”. “Consideriamo sbagliate le politiche avventurose di alcuni paesi della regione – ha detto – Crediamo che la continuazione di questo conflitto intensificherà i problemi della regione, compresa la questione palestinese e il conflitto in Siria e Yemen. Nena News
Chiara Cruciati è su Twitter: @ChiaraCruciati