A otto giorni dal precedente, un altro attentato islamista colpisce il sud del paese. Riyadh annuncia la riapertura di porti e aeroporti ma solo nelle zone “liberate” dagli Houthi
della redazione
Roma, 14 novembre 2017, Nena News – A otto giorni dall’attentato che ha ucciso 15 persone e ne ha ferite 20, lo Stato Islamico è tornato a colpire lo Yemen e la città costiera meridionale di Aden stamattina: due kamikaze si sono fatti esplodere nel quartiere di al-Mansoura, hanno distrutto un edificio e ucciso almeno sei persone. Decine i feriti. Ad essere colpito è stato un campo delle forze di sicurezza.
La breve distanza tra i due attacchi è estremamente preoccupante: presente in Yemen con cellule considerate limitate rispetto all’organizzazione e la strutturazione dei rivali di al Qaeda, l’Isis sta chiaramente approfittando del caos yemenita per avanzare nel paese. L’ultimo attacco dell’Isis risaliva ad un anno fa, al dicembre 2016, ma pare che le azioni possano ora intensificarsi.
Intanto, ieri, l’Arabia Saudita – a capo della coalizione anti-ribelli Houthi – ha annunciato la riapertura graduale entro 24 ore dei porti e gli aeroporti nelle zone “liberate”, Mukalla e Mocha. Resta dunque il blocco aereo e terrestre nelle aree del paese dove sono presenti gli Houthi, un blocco permanente da due anni e mezzo che impedisce l’arrivo degli aiuti umanitari. Resta chiuso il grande porto di Hodeida, sulla costa occidentale, uno degli scali principali del paese: per Riyadh serve solo a far arrivare armi e munizioni ai ribelli.
E così sono migliaia le tonnellate di aiuti, cibo e medicinali bloccati fuori dallo Yemen e impossibilitati a raggiungere una popolazione allo stremo. Dopo le denunce di Medici Senza Frontiere della scorsa settimana, stamattina è al Jazeera a denunciare che interi cargo di aiuti sono fermi in Gibuti.
Negli ultimi giorni si erano fatte più intense le richieste da parte della comunità internazionale a Riyadh perché alleviasse il blocco, con l’Onu che indirettamente ha accusato i sauditi di star provocando “la peggiore carestia a cui il mondo abbia assistito da decenni”. I numeri sono scioccanti: sette milioni di persone a rischio fame, 17 milioni che necessitano di aiuti immediati, 2mila morti per colera e quasi 900mila casi di contagio. Nena News