E’ stato preso in cura negli ospedali romani il primo gruppo di bambini palestinesi provenienti dalla Siria, portato in Italia dall’UNRWA con un’operazione umanitaria e affetto da gravi patologie che in Siria non c’è possibilità di trattare

L’arrivo dei bambini e dei loro genitori all’aeroporto di Fiumicino, lo scorso 18 settembre (Foto: UNRWA)
di Sonia Grieco e Giorgia Grifoni, video di Sonia Grieco
Roma, 30 settembre 2015, Nena News - La piccola Seba, cinque anni, ha visto la guerra per quasi tutta la sua vita. Nata nel campo profughi palestinese di Yarmouk, alla periferia di Damasco, era dai nonni quando l’assedio imposto dall’esercito governativo ha colpito il campo e l’ha separata dalla mamma per un anno e mezzo. Ora Seba è a Roma, e aspetta che i medici le rimuovano il neuroblastoma di cui è affetta: fa parte di un gruppo di bambini palestinesi siriani fatti arrivare in Italia con un’operazione umanitaria organizzata dall’UNRWA – l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi – per fornire le cure mediche che la Siria, straziata dalla guerra, non poteva più offrirle.
Un’operazione delicata, realizzata grazie al coordinamento dell’UNRWA con il Ministero degli Esteri, la Cooperazione italiana e l’ambasciata d’Italia a Beirut. Fondamentale è stato il contributo del Ministero della Salute, che con un atto d’indirizzo ha voluto garantire ai bambini vittime delle zone di guerra l’assistenza medica di cui hanno bisogno coinvolgendo strutture come il Policlinico Gemelli e il Bambin Gesù. Il comando interforze della Difesa ha coordinato l’arrivo dei piccoli su un volo militare proveniente dal Libano, mentre l’associazione Kim – partner di UNRWA nel progetto – fornisce assistenza e ospitalità alle famiglie dei bambini nella propria struttura di Roma durante il ricovero ospedaliero.
Il primo gruppo a essere arrivato a Roma è composto cinque bimbi tra i 5 e i 13 anni, affetti da patologie cardiache e tumorali, ma anche da ferite di guerra: come Raghad, che ha perso entrambe le gambe durante il bombardamento della sua casa alla periferia di Damasco, bombardamento in cui sono rimasti feriti anche i suoi due fratelli Omar e Ahmad, paralizzati o costretti a letto per i gravi danni riportati alle vertebre. Il progetto include altri otto minori, un gruppo che arriverà in Italia non appena questo sarà rientrato in Siria. Lì, ad attenderli, ci sarà di nuovo la guerra.
Marina Calvino, segretario generale del comitato italiano UNRWA ha spiegato a Nena News il progetto e le difficoltà di prestare assistenza ai rifugiati palestinesi: un gruppo che, profugo due volte, si ritrova ora intrappolato in una guerra che non è la sua. Nena News