Teatro dell’uccisione di decine di giovani palestinesi, il cuore della città rischia di svuotarsi ancora di più per le pressioni dell’esercito israeliano. Le parole di Leila Awawdeh, della cooperativa “Women in Hebron”
di Chiara Cruciati
Hebron, 25 marzo 2016, Nena News – Dall’inizio dell’occupazione militare della Cisgiordania, nel 1967, Hebron è al centro delle mire colonialiste delle autorità israeliane. Prima città ad assistere alla costruzione di un insediamento – Kiriyat Arba – è anche l’unica ad avere colonie israeliane nel suo cuore, nella città vecchia.
Una volta principale snodo commerciale e culturale di Hebron, dopo la divisione in due zone – H1 e H2, la prima sotto controllo palestinese, la seconda sotto controllo israeliano – la città vecchia è stata ridotta ad una città fantasma: negozi vuoti, famiglie trasferite, strade impraticabili ai palestinesi residenti.
E oggi la sollevazione popolare e la dura repressione israeliana stanno provocando un’altra fuga. Agli attacchi con i coltelli, veri e presunti, i soldati reagiscono sparando per uccidere, come successo ieri a Tel Rumeida. Abbiamo parlato con Leila Awawdeh, responsabile della cooperativa “Women in Hebron” che racconta i sentimenti e le paure dei palestinesi: “Uccidono i giovani – dice – per costringerci a lasciare Hebron. E ci stanno riuscendo: alcuni negozianti hanno già chiuso i propri negozi”. Nena News
Chiara Cruciati è su Twitter: @ChiaraCruciati
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