B’Tselem documenta lavori in corso alla discarica di Abu Dis, dove trasferire i 181 abitanti del villaggio. Le minacce del ministro israeliano Lieberman all’Europa: “Non interferite nella nostra sovranità”. Ma la comunità si trova in Cisgiordania
della redazione
Roma, 8 ottobre 2018, Nena News – In una settimana di lavori lo Stato di Israele ha recintato l’area e portato le cisterne dell’acqua: i lavori in corso a ovest di Jabal, vicino alla discarica dei rifiuti di Abu Dis procedono spediti. E’ qui che le autorità israeliane intendono trasferire i 181 abitanti di Khan al-Ahmar una volta che li avranno forzatamente cacciati dal loro villaggio.
Il video che documenta i lavori è stato girato dall’organizzazione israeliana B’Tselem. Nelle stesse ore il ministro della Difesa israeliano, Avigdor Lieberman, inviava una lettera ad otto ambasciatori di paesi europei in Israele – Italia, Germania, Francia, Belgio, Svezia, Polonia, Gran Bretagna e Olanda, nella quale definisce “assurdo” il loro appello contro la demolizione di Khan al-Ahmar. Significativa è stata infatti la mobilitazione internazionale per impedire l’evacuazione forzata dei beduini palestinesi. Per una serie di ragioni: perché è vietata dal diritto internazionale, perché porterebbe alla perdita anche dalla famosa Scuola di Gomme, costruita dall’ong italiana Vento di Terra, e perché aprirebbe alla realizzazione del progetto di espansione coloniale E1 mettendo fine per sempre alla possibilità di costituire uno Stato di Palestina.
Questa è la ragione per cui ancora Khan al-Ahmar è in piedi: l’ultimatum finale, quello successivo alla sentenza della Corte Suprema israeliana che dava il via libera all’esercito, scadeva il primo ottobre. Ma nulla è stato demolito perché in questi giorni era in visita a Tel Aviv la cancelliera tedesca Merkel.
Da cui la rabbia di Lieberman che definisce gli appelli europei “flagrante interferenza nella sovranità israeliana”, dimenticando che il villaggio beduino palestinese si trova in Cisgiordania, in territori militarmente occupati in violazione del diritto internazionale. Nell’appello, i paesi europei, così come l’Onu e il parlamento europeo in una mozione, ribadiscono il pericolo del trasferimento forzato. Lieberman risponde: “Quella dichiarazione contiene l’assurda idea che spostare i residenti in abitazioni lì vicino precluderà in qualche modo la risoluzione del conflitto israelo-palestinese”.
Eppure il progetto E1 ha questo obiettivo: con un corridoio ininterrotto di colonie, collegherà Gerusalemme alla Valle del Giordano, tagliando in due la Cisgiordania già divisa in enclavi. A pagarne le spese 181 palestinesi, il 95% dei quali rifugiati perché quella comunità risiedeva in Negev, l’attuale sud di Israele, da cui furono cacciati dopo il 1948.
Quei residenti continuano a combattere per salvare la loro comunità. Da mesi resistono alle demolizioni, anche con il sostegno internazionale. Lo scorso venerdì in centinaia hanno partecipato alla preghiera del venerdì a Khan al-Ahmar come segno di solidarietà con il villaggio. Dopo la preghiera, hanno marciato sulla strada Gerusalemme-Gerico, che corre proprio sotto la comunità, sventolando le bandiere palestinesi. Nelle stesse ore i bambini del villaggio hanno protestato a Gerusalemme di fronte alla residenza del presidente israeliano. Nena News
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