In un rapporto pubblicato stamattina, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia sottolinea la “disperazione di una intera generazione di bambini in età scolare che vede le sue speranze e i suoi sogni ridotti in frantumi”
Roma, 3 settembre 2015 – Più di 13 milioni di bambini in Medio Oriente non vanno a scuola a causa dei conflitti in corso nella regione. Ad affermarlo, in un rapporto pubblicato stamattina, è l’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. “L’impatto distruttivo dei conflitti viene percepito dai bambini” ha affermato il direttore regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e Nord Africa Peter Salama che ha sottolineato come il “danno causato dalle violenze non riguarda solo le strutture scolastiche” ma è anche psicologico perché fonte di “disperazione per una intera generazione di bambini in età scolare che vede le sue speranze e i suoi sogni ridotti in frantumi”. Nel suo report l’Unicef afferma che 8.850 scuole in Medio Oriente non sono più utilizzabili a causa delle guerre regionali sottolineando come siano stati complessivamente 214 gli attacchi a complessi scolastici avvenuti in Siria, Iraq, Libia, Territori Occupati palestinesi, Sudan e Yemen.
In Siria, si legge nel documento, l’istruzione sta pagando “un prezzo enorme” dopo quattro e mezzo di conflitto. Da quando la guerra civile è iniziata nel marzo 2011, una scuola su quattro è stata chiusa. Sono attualmente due milioni i bambini che non studiano e sono mezzo milione coloro la cui formazione scolastica è messa a rischio. Il report dell’Unicef, inoltre, afferma che 52.000 insegnanti sono stati costretti a lasciare il Paese per via delle continue violenze.
Non meno facile è la situazione in Yemen dove nella città occidentale di Amran sono stati uccisi in un attacco a una scuola 13 insegnanti e 4 bambini. “L’uccisione, il rapimentro, l’arresto di studenti, insegnanti e personale dell’educazione sono diventati ormai comuni” scrive l’Unicef. Da quando è iniziata la guerra a guida saudita lo scorso fine marzo, centinaia di scuole e college sono stati chiusi. Citando testimoni oculari, il documento sostiene che almeno sette scuole in Yemen sono state occupate dai gruppi armati e sono state usate come caserme o come rifugio per gli sfollati.
Situazione grave anche nella Striscia di Gaza dove, la scorsa estate, l’offensiva israeliana “Margine Protettivo” ha danneggiato almeno 281 scuole distruggendole completamente 8 (dati Onu).
Le violenze in corso in Iraq hanno invece conseguenze negative per almeno 950.000 studenti. Nel Paese, infatti, 1.200 scuole sono diventate rifugio per gli sfollati con fino a 9 famiglie che vivono per classe. Istruzione negata anche in Libia dove circa la metà dei rifugiati interni ha figli che non studiano. Solamente a Bengasi (la seconda città del Paese) l’Onu ha detto che solo 65 scuole su 239 sono al momento operative. Problemi di studio anche in Sudan. L’Unicef, infatti, afferma che le violenze negli stati del Darfur e Sud Kordofan – che hanno causato un alto numero di rifugiati interni – sta aggravando il già rovinoso stato delle infrastrutture scolastiche del Paese. Nena News
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