Ma il ministro per la sicurezza interna Gilad Erdan non sembra intenzionato a presentare scuse ufficiali alla famiglia del beduino, ucciso dalla polizia, che lo scorso 18 gennaio travolse con il suo Suv un agente ferendolo mortalmente prima dell’ennesima demolizione del villaggio
AGGIORNAMENTI
ORE 13.30 Un giudice-colono entra nella Corte Suprema israeliana
C’è anche un israeliano che vive in un insediamento coloniale nella Cisgiordania occupata tra i nuovi quattro giudici della Corte Suprema, il massimo organo giudiziario di Israele. Si tratta di David Mintz, un religioso osservante residente a Gush Etzion, a sud di Betlemme. Ayelet Shaked, la ministra della giustizia e dirigente del partito nazionalista religioso Casa Ebraica, parla di “un fatto storico che riflette la diversità di cui ha bisogno la società israeliana e che sino ad oggi era mancata nella Corte Suprema”.
Le nuove nomine, e non solo per la scelta di Mintz, segnano un netto spostamento a destra degli equilibri in seno alla Corte Suprema, organo che prima della sua nomina a ministro Shaked aveva ripuetutamente attaccato perchè, a suo dire, “troppo liberal” e distante “dagli interessi nazionali di Israele”.
Altri due giudici Yosef Elron e Yael Vilner, sono descritti come “conservatori”. Vilner è una religiosa osservante ed Elron manifesta simpatie per la destra. Il quarto nominato è un palestinese (con cittadinanza israeliana) George Karra, che prende il posto dell’altro palestinese membro della Corte Suprema, Salim Joubran.
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della redazione
Gerusalemme, 23 febbraio 2017, Nena News – Non fu un “atto di terrorismo” a Umm al Hiran e ora i familiari di Yacoub Abu al Qiyan, il beduino che all’alba del 18 gennaio travolse con il suo Suv e ferì mortalmente un poliziotto, venendo ucciso a sua volta dalle raffiche di mitra sparate da altri agenti, chiedono che il ministro per la sicurezza interna Gilad Erdan presenti delle scuse formali per aver accusato il loro congiunto di aver compiuto un attentato per conto dello Stato islamico.
“Erdan ora deve chiedere scusa a noi e a tutta la comunità beduina per aver accusato Yacoub di essere un terrorista”, ha invocato Ahmed Abu al Qiyan, uno dei fratelli del beduino ucciso, commentando le indiscrezioni riferite dalla tv Canale 10 sui risultati delle indagini su quanto accadde il mese scorso a Umm al Hiran, un villaggio nel deserto del Neghev considerato illegale dallo Stato di Israele e già soggetto a più di una demolizione.
Nei giorni scorsi era stata la moglie di Abu al Qiyan ad invocare la verità per il marito accusato ingiustamente di essere un “terrorista” da Erdan. La polizia da parte sua non commenta e si limita a comunicare di non aver ancora completato le indagini.
Il 18 gennaio ingenti forze di polizia, assieme a una decina di ruspe, circondarono il villaggio beduino non riconosciuto, situato in un’area dove le autorità pianificano la costruzione di un centro abitato ebraico, allo scopo di demolire di nuovo tutte le sue abitazioni. Alla vista degli agenti Abu al Qiyan, un insegnante 47enne padre di 12 figli, si mise al volante del suo Suv con l’intenzione, sostengono i parenti, di parlare ai capi della polizia e tentare un’ultima mediazione per evitare l’ennesima distruzione di Umm al Hiran.
Secondo la versione ufficiale, l’uomo ad un certo punto si sarebbe lanciato intenzionalmente contro dei poliziotti ferendone uno, Erez Levi, poi deceduto in ospedale. Il ministro Erdan commentando a caldo l’accaduto dichiarò che Abu al Qiyan era un terrorista ispirato dallo Stato islamico.
Invece i filmati diffusi in rete nelle ore successive, incluso quello girato dalla polizia, mostrano che i poliziotti avevano aperto il fuoco contro Abu al Qiyan prima che il beduino finisse con il suo autoveicolo contro Ezer Levi ed altri agenti. L’autopsia, aggiunge Canale 10, rivela che un proiettile sparato dalla polizia aveva ferito l’uomo al ginocchio destro facendogli perdere il controllo del Suv. Inoltre al Qiyan, prima di essere colpito al ginocchio, non aveva mai superato i 20 km orari.
Nonostante ciò il ministro Erdan, uno dei falchi del governo di destra guidato da Benyamin Netanyahu, non sembra avere intenzione di presentare scuse ufficiali ai familiari di al Qiyan che, peraltro, come tutti i beduini del Neghev, sono cittadini israeliani. Il ministro si è limitato ad abbassare i toni e ad elogiare l’indagine “obiettiva” svolta dalla polizia. Nena News