Con un fabbisogno di 340mila unità l’anno, la Banca del sangue riesce a immagazzinarne solo la metà. L’appello del Ministero ai cittadini: donate. Le associazione dei medici chiedono più investimenti
di Cecilia D’Abrosca
Roma, 5 marzo 2018, Nena News – I medici ugandesi segnalano un elevato livello di crisi dovuto alla mancanza di sangue presente nelle strutture ospedaliere, avvertendo che tale situazione potrebbe compromettere la salute dei pazienti. L’Uganda chiede l’aumento dei finanziamenti agli ospedali, in quanto alcuni di questi nelle ultime settimane sono stati costretti a cancellare gli interventi chirurgici e le cure specialistiche.
La soluzione prevista dal Ministero della Salute è quella di sollecitare le donazioni di sangue attraverso la sensibilizzazione della popolazione sul tema. L’iniziativa coinvolge la Banca del sangue, che ha sede a Kampala ed è gestita dal Ministero della Salute. Ha la funzione di immagazzinare e distribuire forniture agli ospedali, tra cui il sangue donato. Al momento le unità a disposizione sono 150mila, ma non soddisfano le richieste medie giornaliere: il bisogno nazionale è di 340mila, mentre l’Uganda ne raccoglie solo 200mila l’anno.
La campagna di sensibilizzazione, della durata di sei giorni, ha attirato l’attenzione dell’ “Uganda Medical Association”, un’organizzazione di medici che opera in strutture sanitarie pubbliche che ha ammesso che la scarsità di sangue ha raggiunto “quasi il livello di crisi”, determinando la cancellazione quotidiana di operazioni e la fissazione di priorità limitata a singoli casi clinici.
Mukuzi Muhereza, medico e segretario generale dell’Associazione, dichiara che l’Uganda dovrà gestire un problema che investe il piano nazionale, trattandosi di un’emergenza sanitaria territoriale. Sono necessari 1,4 milioni di sterline per dotarsi del kit per donatori e dei test per finanziare le unità di donazione di sangue e riportare il servizio a livelli più accettabili.
Sarah Opendi, ministro della Salute, precisa che il governo ugandese si è impegnato a richiedere più fondi al fine di impedire l’aggravarsi della questione. Assieme a lei, diverse personalità politiche e non solo hanno reso noto la loro posizione in merito all’urgenza connessa al tema delle donazioni: “Ciò che stiamo vedendo/vivendo con “la crisi del sangue” è sinonimo di marciume nel sistema di assistenza sanitaria del Paese. Sembriamo non pensare al futuro – ha dichiarato Milly Katana, specialista in salute pubblica e attivista per la prevenzione dell’HIV – Le persone responsabili del sistema che garantisce la disponibilità del sangue andrebbero valutate anche rispetto alle loro manzioni e non solo invitate a presentare i loro paper all’estero”.
Dennis Odwe, specialista in salute e politica presso la Fondazione per lo Sviluppo Rurale Integrato, sostiene che le priorità del governo non siano in linea con i bisogni degli ugandesi: “La Banca del sangue dovrebbe disporre di maggiore liquidità per adempiere al proprio lavoro, messo al rischio dai tagli apportati al budget”. “Il sangue è necessario alle madri nei reparti di maternità – aggiunge – ai pazienti infortunati e a chi va in ospedale. Investire meno nella raccolta significa perdere vite umane, nondimeno su questo aspetto il governo potrebbe esercitare il suo controllo”.
Il ministro Opendi ha chiarito che la scelta di donare sangue dipende da ciascun individuo. Le unità di sangue esistenti sono destinate agli studenti, ma chiunque abbia un’età compresa tra i 17 e i 65 potrà donare. “Cosa possiamo fare? Non esiste una fabbrica per la produzione di sangue – riferisce – Ogni cittadino dovrebbe essere responsabile e presentarsi nei reparti di trasfusione”.
Infine Mukuzi Muhereza ritiene che, solo decentrando i luoghi di raccolta di sangue gli ospedali regionali e distrettuali potranno lavorare in modo individuale: “Questo è possibile nella realtà! Abbiamo la tecnologia di laboratorio in tutto il Paese. Se tu decentralizzi alla fonte, è possibile incoraggiare le persone a donare. Ma non si può donare sangue a Gulu (città a nord dell’Uganda) quando i centri di trasfusione si trovano a Kampala”, conclude. Nena News