Dopo Twitter il governo oscura YouTube, colpevole di aver ospitato una registrazione in cui il ministro degli Esteri e il capo dei servizi pianificherebbero un attacco alla Siria.
di Serena Tarabini
Istanbul, 29 marzo 2014, Nena News – Complice il conto alla rovescia verso le elezioni amministrative di domenica 30 marzo, il giro di voci riguardanti il governo e il premier Recep Erdoğan è si è intensificato, toccando i temi più disparati: “Si sta preparando un attacco militare in Siria”, “Stanno per uscire video hard che coinvolgono il governo”, “Dopo Twitter Erdogan vuole oscurare anche YouTube”.
Il buon senso tiene sempre conto della potenziale inconsistenza di mormorii, ma mentre alcune delle presunte rivelazioni non hanno trovato riscontro, almeno per il momento, vero è che il 27 marzo per i cittadini turchi è stata un’altra giornata nera in termini di libertà di informazione.
Per prima cosa Rtuk, l’autorità governativa di controllo di radio e tv, ha revocato la licenza a Kanal Turk TV, un’emittente apertamente critica nei confronti dell’esecutivo vigente che contribuiva alla pluralità dell’informazione. Furibondo ancora una volta l’ormai acerrimo nemico di Erdogan, l’Imam Fetullah Gulen, guarda caso proprietario del canale televisivo.
Poi, nel pomeriggio, il provvedimento lampo della Presidenza governativa per la comunicazione e le telecomunicazioni TIB, che con i poteri conferitogli dalla nuova e contestata legge, ha imposto agli operatori di Gsm turchi e ai server di internet il blocco del popolarissimo canale YouTube, in totale spregio della valanga di reazioni indignate, in Turchia come nel resto del mondo, suscitate dall’oscuramento di Twitter avvenuto solo una settimana prima.
Un provvedimento che era nell’aria: da tempo Erdoğan si scaglia contro entrambi i social media che ormai quasi quotidianamente diffondevano materiale compromettente per il suo governo; ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è ancora più inquietante del provvedimento che ha suscitato. Infatti le voci relative alla volontà del governo turco di provocare una guerra con la Siria vengono confermate dalla registrazione, diffusa su YouTube, di una riunione riservata fra il ministro degli esteri Ahmet Davutoglu, il capo dei servizi segreti Hakan Fidan e il vicecapo di Stato maggiore Yasar, durante la quale si parla non solo di un possibile intervento armato in Siria necessario per questioni di sicurezza, ma addirittura di come provocarlo deliberatamente, inviando militari sul territorio siriano che lancino dei missili verso la Turchia, o simulando un attacco al Mausoleo di Sulemayne, proprietà turca in territorio siriano.
La veridicità delle registrazioni pare confermata dalla reazione del governo stesso, in particolare dalle parole del ministro degli Esteri che si scaglia contro i responsabili di un atto di spionaggio gravissimo, “della stessa gravità di un attacco militare e sulla quale verranno condotte indagini meticolose che porteranno a pene molto pesanti”. Attacco alla sicurezza dello Stato, sempre secondo il ministro, che essendo avvenuto nei suoi stessi uffici, mostra un livello di infiltrazione da parte delle talpe alla portata solo di un presunto Stato parallelo. E qui tornano i riferimenti non espliciti ma chiari al movimento di Fetullah Gulen, le cui propaggini si diramano profondamente in settori come quello della magistratura e della polizia.
Vicenda intricata sulla quale si staglia il terribile sospetto dell’intenzione vera di provocare un conflitto in Siria allo scopo di sviare l’attenzione dell’opinione pubblica dai guai interni del governo a tre giorni dal voto amministrativo.
Intanto però ieri la Corte amministrativa di Ankara ha ordinato la sospensione del blocco di Twitter, e si parla di trattative in corso fra governo e YouTube per sospendere il secondo provvedimento. Ma l’esecutivo, che ha ancora 30 giorni per eseguire la decisione del tribunale non ha rimosso il blocco su Tiwtter mentre YouTube non sta funzionando. Un ostacolo enorme per tutti quelli che fanno un uso maggiore dell’informazione alternativa e uno sfacciato stratagemma per evitare la diffusione di notizie scomode che potrebbero guidare la mano dei cittadini mentre tracciano la crocetta sulla scheda elettorale.
Tacciono i social media oscurati, tace anche il premier Erdoğan che ha per oggi cancellato tutti i suoi comizi elettorali a causa di un’infiammazione alle corde vocali e tace anche la pagina web di Tib, l’ente governativo responsabile dei blocchi, oscurata per vendetta dai RedHack, gruppo degli hacker socialisti. Nena News