Il (presunto) materiale sarebbe una prova inconfutabile che il giornalista saudita scomparso il 2 ottobre è stato ucciso all’interno del consolato dell’Arabia Saudita di Istanbul per mano saudita. Ankara e Riyadh, intanto, concordano per lavorare insieme per indagare sul caso. Imbarazzo alla Casa Bianca, mentre aumenta la frustrazione a Capitol Hill
di Roberto Prinzi
Roma, 12 ottobre 2018, Nena News – Il governo turco ha detto ad alcuni ufficiali statunitensi di aver registrazioni audio e video che mostrerebbero come l’editorialista saudita del Washington Post Jamal Khashoggi sia stato ucciso il 2 ottobre all’interno del consolato dell’Arabia Saudita di Istanbul. Secondo quanto affermano ufficiali turchi e statunitensi, nelle registrazioni si vedrebbe “un team di sicurezza” arrestare il giornalista, ucciderlo e poi farlo a pezzetti.
Gli audio sarebbero le prove più evidenti che dietro al suo omicidio (per ora presunto) ci sarebbe la mano di Riyadh. “La voce registrata all’interno dell’ambasciata mostra cosa è accaduto a Jamal una volta che è entrato –ha detto al Washington Post un ufficiale che ha preferito restare anonimo – Puoi sentire la sua voce e quella di alcuni uomini che parlano in arabo. Puoi sentire come sia stato interrogato, torturato e poi ucciso”. Un’altra persona che è a conoscenza dell’audio conferma che nella registrazione si sentono alcuni uomini picchiare Khashoggi. Una volta ucciso, continua la fonte, la presunta squadra della morte (la stampa locale e americana nei giorni scorsi ha parlato di 15 uomini venuti dall’Arabia Saudita) si sarebbe recata a casa del console generale saudita dove avrebbero ricevuto l’ordine di ritornare a casa. Ci sarebbe inoltre la prova di almeno una chiamata avvenuta all’interno del consolato.
Secondo il Washington Post, l’esistenza di questi audio e video spiegherebbero il perché Ankara abbia sin da subito abbia puntato il dito contro l’Arabia Saudita e abbia parlato immediatamente di uccisione. Tuttavia, il Post ha anche spiegato che i turchi sono molto cauti a rilasciare le registrazioni perché temono che in questo modo apparirebbe evidente a tutti che Ankara spia i paesi stranieri presenti sul suo territorio nazionale.
Da parte sua Riyad continua a negare il suo coinvolgimento nella sparizione di Khashoggi. La sua posizione è sempre la stessa: il giornalista – negli ultimi tempi molto critico nei confronti della monarchia wahhabita –ha lasciato il consolato poco dopo che è entrato. Un’affermazione che contrasta con quanto detto dalla fidanzata dell’editorialista che lo attendeva fuori la struttura diplomatica e che non l’ha mai più rivisto.
La notizia dell’esistenza di un presunto audio e video degli ultimi istanti di vita dell’editorialista arabo giunge nelle ore in cui la Turchia ha accettato la proposta saudita di formare un gruppo di lavoro che, a detta di Ibrahim Kalin, portavoce del presidente turco Erdogan, “farà luce su tutti gli aspetti relativi all’incidente di Jamal Khashoggi”. La dichiarazione fa seguito a quella di martedì del ministro degli esteri turco secondo cui le autorità saudita permetteranno ad Ankara di effettuare delle ricerche all’interno del consolato, sebbene, sottolinea la stampa locale e americana, le parti starebbero ancora negoziando su come svolgerle.
L’impressione è che la Turchia, dopo aver accusato inizialmente Riyadh, stia tentando di cambiare strategia cercando di smorzare i toni così da non arrivare allo scontro diretto con i sauditi con cui i rapporti non sono da tempo dei migliori. Evitare dunque lo scontro diplomatico, ma anche non mostrarsi debole agli occhi del mondo: la sparizione/uccisione è in fondo avvenuta sotto il suo naso.
Il caso Khashoggi diventa sempre più una patata bollente anche per gli Usa. Il principe ereditario Mohammed bin Salman è un partner strategico degli americani, soprattutto di Jared Kushner, cognato del presidente Trump nonché suo alto consigliere. Proprio Kushner ha tentato in questi due anni di promuovere il principe “modernizzatore” (come lo dipinge gran parte della stampa occidentale) tra gli ufficiali di sicurezza statunitensi.
L’amministrazione Trump appare in grosse difficoltà per quanto accaduto a Khashoggi. Dopo un lungo silenzio, soltanto alcuni giorni fa il presidente Usa si è detto “preoccupato” per la sorte del giornalista. Ieri, poi, ha fatto un timido passo in avanti affermando che il suo presunto omicidio è una “cosa terribile”. “Guardiamo [al caso] molto attentamente, avremo dei report presto – ha detto Trump – Lavoriamo con la Turchia e l’Arabia Saudita. Quello che è accaduto è una cosa terribile, ammettendo che sia accaduto. Voglio dire, forse saremmo piacevolmente sorpresi, ma in qualche modo ho dei dubbi a riguardo”.
Al di là però della prudenza delle dichiarazioni pubbliche, all’interno della Casa Bianca, così come nell’Intelligence Usa, si è sempre più convinti che Khashoggi sia stato ucciso per mano saudita. A questa conclusione, scrive il Washington Post, si è giunti attraverso alcuni resoconti dell’Intelligence secondo cui il principe Mohammed avrebbe ordinato l’operazione. L’obiettivo, però, non era quello ucciderlo, ma di riportarlo in Arabia Saudita dove sarebbe stato detenuto. Il Dipartimento di stato, intanto, per bocca della sua portavoce Heather Nauert, prova a guadagnare tempo e fa sapere che attende che l’ambasciatore saudita negli Usa ritorni dall’Arabia Saudita per avere informazioni più dettagliate su quanto accaduto.
Mentre la Casa Bianca temporeggia, aumenta la frustrazione all’interno del Congresso dove diversi parlamentari non stanno condividendo la gestione del caso Khashoggi da parte dell’amministrazione Trump. Alcuni hanno addirittura chiesto alla Casa Bianca di valutare il taglio della vendita di armi al regno wahhabita. Mercoledì i parlamentari di entrambi gli schieramenti politici hanno scritto al presidente chiedendo che sia implementato il Global Magnistky Act, un provvedimento che autorizza il governo a imporre sanzioni contro chi ha violato i diritti umani, ne congela i suoi beni e ne vieta l’ingresso in America. Nel caso specifico, ad essere puniti sarebbero tutti coloro che sono stati responsabili della scomparsa di Khashoggi. Anche se tra questi, come è credibile, ci sono alti esponenti della corte saudita? Nena News