Prima condanna per Demirtas: 5 mesi. Tolto lo status di parlamentare a Yuksekdag. La delegazione del partito va a Strasburgo per denunciare il massacro in corso a Nusaybin
della redazione
Roma, 22 febbraio 2017, Nena News – A due mesi dal referendum sulla riforma costituzionale approvata il mese scorso dal parlamento turco, continua senza sosta la guerra governativa contro l’Hdp, il partito di opposizione di sinistra pro-kurdo.
Da subito contrario alla riforma – che dà poteri pieni al presidente, eliminando la figura del primo ministro e mettendo in serio pericolo l’equilibrio dei poteri – l’Hdp non ha avuto nemmeno il tempo di votare in blocco contro il disegno di legge presentato dall’Akp, il partito di Erdogan, e dai nazionalisti del Mhp. Il 4 novembre 12 dei suoi deputati (59 in totale), tra cui i due co-leader Demirtas e Yuksekdag, sono stati arrestati. Su di loro pesano accuse pesantissime, dall’appartenenza a organizzazione terroristica a incitamento alla violenza, tutti reati che la magistratura imputa sulla base di comizi e discorsi pubblici.
Ieri Figen Yuksekdag – come Demirtas in isolamento da quasi quattro mesi – si è vista togliere dal parlamento lo status di deputata. Cancellata dalla lista dei parlamentari. Alla base della decisione, fa sapere il parlamento, c’è la conferma della condanna a dieci mesi emessa dalla corte d’appello contro la co-presidente Hdp, per il presunto reato di terrorismo e incitamento alla violenza per aver partecipato al funerale di un attivista considerato vicino al Pkk.
Immediata è giunta la protesta dell’uficio politico dell’Hdp che ha definito “inaccettabile” la rimozione di Yuksekdag: “Erdogan e il governo dell’Akp non saranno in grado di ottenere i risultati del referendum che si aspettano in questo contesto di crisi e quindi, ancora una volta, tornano agli stessi folli metodi che hanno usato in passato – si legge nel comunicato del partito – Questa mentalità prepara all’assenza di Stato di diritto che seguità al referendum”.
La cancellazione dello status di parlamentare, di una deputata democraticamente eletta, è reso più facile dalla legge che nel giugno scorso ha privato i parlamentari dell’immunità tipica di qualsiasi democrazia, un provvedimento che da subito è stato indicato come strumento per aprire decine di processi contro membri dell’Hdp.
Così è stato. E ieri si è concluso il primo processo al co-leader del partito, Sehattin Demirtas, condannato a cinque mesi di carcere per insulti alla nazione turca e alle sue istituzioni”. Ma di imputazioni aperte ce ne sono ancora un centinaio: se tutte accolte, Demirtas verrebbe condannato a 142 anni di prigione e Yuksekdag a 84.
Tanti tasselli di un puzzle molto chiaro: l’operazione militare che per due anni ha devastato il sud est della Turchia, la comunità kurda, si è spostata nei mesi post-golpe sul piano politico. Solo nel 2016 sono stati arrestati quasi 6mila membri, sostenitori o simpatizzanti del partito di sinistra, in un’ondata repressiva senza precedenti.
Con un obiettivo preciso: estirpare alla radice l’opposizione al referendum che dovrà regalare ad Erdogan un presidenzialismo puro. Nel silenzio internazionale. È proprio l’Hdp che prova a rompere il muro di gomma che permea il paese: lunedì una delegazione si è presentata a Strasburgo e ha consegnato alla Corte Europea dei diritti umani una mozione contro la detenzione dei parlamentari e i leader dell’Hdp. Ai rappresentanti europei incontrati, la delegazione ha anche presentato le prove del massacro in atto nel villaggio di Xerabe Bava, a Nusaybin, sotto assedio da parte dell’esercito turco che si è macchiato di uccisioni e torture.
Secondo quanto riportato dal sito di informazione kurdo Anf, dopo 12 giorni di assedio sono almeno tre le persone uccise e 40 quelle arrestate dopo torture in piazza, due gli scomparsi. Ma di informazioni certe e aggiornate non ce ne sono perché è quasi impossibile mettersi in contatto con i residenti. Nena News