Dopo un mese dalla nomina presidenziale del nuovo rettore, la mobilitazione non si ferma e si allarga ad altri atenei e alle opposizioni. Oltre mille arresti a Istanbul, centinaia ad Ankara. La stampa accende la propaganda governativa

La bandiera arcobaleno sventolata nell’Università di Bogazici durante la protesta degli studenti (Fonte: Bbc)
della redazione
Roma, 4 febbraio 2021, Nena News – Non accenna a fermarsi la mobilitazione degli studenti e delle studentesse dell’università Bogazici di Istanbul. E si amplia: oltre a coinvolgere, fin dal primo giorno, i docenti, al movimento studentesco si sono aggiunti altri atenei e personalità dell’opposizione a sostegno della battaglia contro il neo rettore Melih Bulu, accademico, membro del partito di governo Akp, nominato direttamente dal presidente Erdogan.
Una pratica ormai consolidata in Turchia: la presidenza sceglie dall’alto suoi uomini, suoi fedelissimi, e li pone a capo di cariche istituzionali e accademiche strategiche, uno dei tanti modi con cui Ankara ridefinisce la mappa politica del paese e la monopolizza. Dopo il tentato golpe del 2016 è successo pressoché ovunque, nelle università, nella magistratura, nelle aziende pubbliche.
Un mese fa la nomina di Bulu, però, non è passata sotto silenzio. Immediatamente studenti e docenti di Bogazici si sono mobilitati iniziando un lungo presidio fuori dal rettorato come forma di protesta per una nomina che non ha in alcun modo coinvolto né il corpo docente né quello studentesco, quasi un unicum nella lunga storia dell’ateneo di Istanbul. Non accadeva dal 1980, dal golpe militare.
La repressione è dura, sia fisica che mediatica: agli arresti di notte nelle case di decine di studenti e a oltre mille fermi a Istanbul e altre centinaia ad Ankara, si accompagna una campagna stampa (quella dei media filogovernativi, sempre più numerosi a seguito di chiusure imposte dal governo di media indipendenti) che accusa gli studenti di perversione e terrorismo. Dopotutto lo ha detto ieri lo stesso Erdogan: “Il paese non sarà gestito da terroristi – ha detto durante un incontro dell’Akp – Faremo di tutto per impedirlo. Questi giovani non condividono i valori spirituali e nazionali. Siete studenti o terroristi?”.
Accuse che rientrano nel tipico discorso erdoganiano. Lo confermano altre dichiarazioni rilasciate ieri che hanno evocato lo spauracchio per eccellenza del governo, le proteste di Taksim del 2013: “Questo paese non vivrà ancora un evento come Gezi, non lo permetteremo”.
Il riferimento non è casuale. Alla repressione di quel movimento di massa che coinvolse milioni di turchi per mesi nella primavera e l’estate del 2013, movimenti ecologisti, ultrà, Lgbtqi+, curdi, aleviti, sinistra extraparlamentare, studenti, professionisti, seguirono processi nelle aule di tribunale con un obiettivo dichiarato: far passare la mobilitazione di Gezi come primo passo verso il golpe del luglio 2016, come primo atto di un lungo processo golpista atto a rimuovere il governo.
Eppure la protesta prosegue. E accende le paranoie di Stato con qualche bandiere. Quelle arcobaleno Lgbtqi+ sventolate durante le manifestazioni – in particolare quelle poste vicino a un poster che ritrae la Kaaba alla Mecca – ha acceso le polemiche, dando alla stampa lo strumento per convincere il grande pubblico della bontà della repressione. A dare voce alla campagna anti-Lgbtqi+ ci ha pensato il super falco Suleyman Soylu, ministro degli interni, che di nuovo martedì su Twitter ha chiamato gli studenti “pervertiti”. Il tweet è stato nascosto dal social network per violazione delle regole sull’istigazione all’odio.
Al fianco degli studenti, oltre ad altri atenei che protestano in solidarietà, si stanno spendendo anche membri dell’opposizione. A partire da Kemal Kilicdaroglu, leader del Chp, che ha chiesto le dimissioni di Bulu. Lo stesso hanno fatto i sindaci di Ankara, Yavas, e di Istanbul, Imamoglu, altri spauracchi di Erdogan perché capaci di strappare le due più importanti municipalità del paese all’Akp, nonostante i riconteggi e i nuovi voti imposti dal governo per ribaltare il risultato. Nena News