Sette studenti detenuti dopo un raid nel campus dell’Università Bogazici e le dichiarazioni di Erdogan che li ha bollati come terroristi. L’esercito turco, intanto, annuncia di aver preso il totale controllo del cantone curdo-siriano
della redazione
Roma, 26 marzo 2018, Nena News – La mannaia governativa è arrivata poche ore dopo le dichiarazioni del presidente Erdogan: ieri la polizia turca ha fatto irruzione nel campus della nota Università Bogazici a Istanbul e ha arrestato tre studenti, colpevoli di aver protestato contro la guerra lanciata al cantone curdo-siriano di Afrin.
I poliziotti sono entrati nel dormitorio all’alba di ieri e portato via due ragazzi e una ragazza, fa sapere l’avvocato Inayet Aksu. Altri dodici studenti erano stati arrestati il giorno precedente in piazza, dove erano scesi per denunciare l’operazione militare in corso. Avevano mostrato cartelli contro la guerra mentre un altro gruppo di studenti, sostenitori del governo distribuiva dolci in memoria dei soldati caduti nel cantone siriano.
Di questi otto sono stati rilasciati, quattro sono tuttora in stato di fermo. Subito Erdogan, durante il congresso dell’Akp, il partito di governo, sul Mar Nero, li aveva bollati come “terroristi” e “comunisti”, aprendo di fatto alle detenzioni. Non solo: ha aggiunto che “simili terroristi non hanno il diritto di studiare nelle nostre università”.
“Esprimersi contro la guerra – ha commentato il legale Aksu – può disturbare ma non può essere considerato un crimine secondo il codice penale turco”. Eppure pare essere così, visto che oltre 500 persone sono state arrestate dal 20 gennaio, quando la campagna militare “Ramo d’Ulivo” contro Afrin è iniziata, per post critici online o proteste in strada. Una repressione che ha toccato anche l’Associazione dei Medici turca e giornalisti locali, tutti etichettati da Ankara come traditori.
Dall’altro lato del confine, intanto, l’occupazione del cantone prosegue. Secondo l’esercito turco, le truppe di Ankara e i miliziani dell’Esercito Libero Siriano hanno preso il totale controllo della zona, che conta oltre 300mila sfollati verso il distretto di Aleppo e verso l’oriente curdo-siriano. Persone senza aiuti umanitari che contano solo sulla solidarietà dei locali e da ieri del sostegno del primo convoglio di medicinali arrivati nell’area di Shahba, tre camion inviati dal resto di Rojava, mentre Ankara afferma di distribuire cibo e aiuti alla popolazione di Afrin tramite la Mezzaluna rossa turca.
Nella principale città del cantone le forze turche – aggiunge l’esercito – sono impegnate nel ripulire strade e quartieri da mine ed esplosivi lasciati dalle unità di difesa popolare Ypg/Ypj. Che da parte loro denunciano l’occupazione e lanciano azioni di guerriglia: sarebbero, secondo fonti locali, decine i soldati e i miliziani di opposizione uccisi in una serie di operazioni. Nena News