L’Akp, il partito del presidente turco, si conferma nettamente la prima formazione politica, ma non riesce a formare da solo un governo di maggioranza. Sorride la sinistra pro-curda dell’Hdp che supera lo sbarramento elettorale del 10%
AGGIORNAMENTO ORE 20:00 80% dei voti scrutinati: Akp di Erdogan, con 277 seggi, conserva una semplice maggioranza parlamentare, ma non può formare da solo governo di maggioranza
Con l’80% dei voti scrutinati, il presidente Recep Tayyip Erdogan e il suo partito Akp è nettamente il partito più grande in Turchia attestandosi al 43%. A riferirlo è la tv statale TRT. Tuttavia, le previsioni gli attribuiscono solo 277 seggi, quota minima per conservare una semplice maggioranza parlamentare. Dati simili vengono riferiti anche dalla CNNTurk secondo cui l’Akp è al 42,4%
AGGIORNAMENTO ORE 19:45 Analisti turchi: “elezioni anticipate scenario molto probabile”
Sui media turchi, molti analisti politici sostengono che con questi risultati è molto probabile lo scenario di elezioni anticipate. I partiti potrebbero non riuscire a formare un governo di coalizione
AGGIORNAMENTO ORE 19:40 Onder (Hdp): “siamo contenti di entrare in Parlamento con 80 deputati”
“Siamo felici di entrare in parlamento con 80 deputati” ha dichiarato poco fa il deputato dell’Hdp Sirri Sureyya Onder. Onder ha chiesto ai sostenitori del suo partito di sinistra di restare ai seggi elettorali finché il conteggio dei voti non sarà terminato
AGGIORNAMENTO ORE 19:30 70% di voti scrutinati: il partito di Erdogan arretra, la sinistra pro-curda all’11,1% sopra allo sbarramento del 10%
La stampa turca, con il 70% dei voti già scrutinati, attribuisce al partito di governo Akp (quello del presidente Erdogan) il 43% delle preferenze, ai kemalisti del Chp il 24,5%, ai nazionalisti del Mhp il 17% e alla sinistra pro-curda dell’Hdp l’11,1%, ben al di sopra, quindi, della soglia di sbarramento del 10%. Se dovessero essere confermati questi dati, Erdogan non avrebbe i numeri per realizzare un referendum costituzionale
AGGIORNAMENTO ORE 16:10 Urne chiuse. Inizia il conteggio dei voti nei 17.240 seggi elettorali
AGGIORNAMENTO ORE 16:05 Yildiz (ministro dell’energia turco): “nessun gatto fermerà il conteggio dei voti”
Alle scorse presidenziali di agosto un gatto fu accusato dal governo dell’Akp di aver provocato il guasto tecnico responsabile del blackout che colpì ampie aree del Paese. L’improvviso buio fermò il conteggio dei voti. Secondo l’opposizione e molti attivisti, il blackout permise alle autorità di compiere brogli in diversi seggi elettorali. Intervistato stamane dal quotidiano filogovernativo as-Sabah, il ministro dell’energia turco, Taner Yildiz, ha detto che “le linee elettriche sono monitorate da elicotteri e da 16.000 operatori che si accerteranno che non ci saranno corti circuiti”
AGGIORNAMENTO ORE 15:45 Ancora un attentato nelle zone a maggioranza curda del Paese
Ieri alle 19:25 alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco contro una caffetteria di Diyarbakir (sud est Turchia). Nella sparatoria sono rimaste ferite tre persone che sedevano di fronte al locale. A riferirlo è l’agenzia Anadolu. I feriti (64, 26 e 27 anni), colpiti da un fucile a pompa azionato da dentro una macchina, sono in discrete condizioni.
AGGIORNAMENTO ORE 13:20 Barzani (premier Kurdistan iracheno): “che le elezioni turche portino alla pace”
AGGIORNAMENTO ORE 13 Premier Davutoglu: “Fermato un sospetto in relazione al duplice attacco bomba avvenuto durante il raduno dell’Hdp a Dyarbakir il 6 giugno”
“Condanniamo [il duplice attacco bomba a Diyarbakir] nel modo più netto. Abbiamo espresso piena solidarietà. E’ un attacco a tutti i partiti. Anche all’Akp [il partito del primo ministro e del presidente Erdogan]. Attaccare le elezioni è come attaccare la democrazia. Nessuno dovrebbe avere esitazioni ad andare alle urne”.
AGGIORNAMENTO ore 12:50 VIDEO: rissa nei pressi di un seggio elettorale: 15 feriti.
In una rissa, avvenuta nella provincia del sud est di Sanliurfa, sono rimaste ferite 15 persone. I rappresentanti di partito presenti al seggio elettorale nel distretto di Eyyubiye si sono scontrati con coltelli, mazze, pistole e pietre. A riferirlo è l’agenzia stampa turca Dogan.
Il video è preso da Hurriyet tv:
http://webtv.hurriyet.com.tr/haber/sanliurfa-da-sandik-basinda-kavga-15-yarali_113914
AGGIORNAMENTO ore 12:35 CNNTurk: “lunghe file ai seggi di Diyarbakir”
Secondo l’emittente privata CNNTurk, l’affluenza alle urne nella “capitale” del Kurdistan turco Diyarbakir (sud-est del Paese) potrebbe superare il 90%. Lunghe file sono segnalate da stamattina.
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di Roberto Prinzi
Roma, 7 giugno 2015, Nena News – Quasi 54 milioni di elettori turchi sono chiamati oggi alle urne ad eleggere i 550 deputati che andranno a formare per quattro anni la nuova Grande assemblea nazionale turca (il parlamento). I partiti politici che parteciperanno alla venticinquesima elezione generale sono 20 a cui vanno aggiunti 165 candidati che si presenteranno come indipendenti.
Sistema elettorale
La grande assemblea nazionale turca (il TBMM) è composta da 550 deputati eletti ogni quattro anni con un sistema proporzionale a lista chiusa dove i candidati vengono eletti per distretto. Tranne che per tre casi (Istanbul, Ankara e Smirne) a ciascun distretto corrisponde una provincia (sono 81 complessivamente). Tra le 81 province, Istanbul, perché molto popolosa, manda il maggior numero di parlamentari nella Grande Assemblea: 88 deputati per i tre distretti di cui è composta. Nonostante sia la regione più vasta, la provincia di Konya, essendo scarsamente abitata, darà invece solo 14 deputati.
Per sedere in parlamento un partito deve superare la soglia elettorale del 10%. Se non dovesse farcela, i suoi voti vengono distribuiti tra le altre formazioni politiche che sono riuscite a superare lo sbarramento in quel determinato distretto. In termini pratici questo vuol dire che un dato gruppo può ottenere un grosso consenso in una provincia, ma non riesce a conquistare seggi in parlamento a causa di uno scarso riscontro in altre aree del Paese. Pertanto, con tale sistema, vengono avvantaggiati i grossi partiti a discapito dei piccoli che spesso optano di presentare i loro candidati come indipendenti e, in una fase successiva, di “unire” le forze in un partito qualora essi dovesse essere eletti. Secondo il Consiglio supremo elettorale, sono quasi 54 milioni gli aventi diritto chiamati a votare. Urne aperte a partire dalle 8 (ora locali) fino alle 17 in 174.240 seggi.
Secondo quanto ha dichiarato due giorni fa il ministro degli interni Sebahattin Ozturk, saranno 404.000 gli agenti delle forze dell’ordine chiamati oggi a controllare i seggi elettorali. Di questi 300.000 saranno poliziotti, mentre il resto sarà costituito da personale della gendarmeria. Il ministro ha detto che a partire dal 4 giugno sono stati registrati 531 “crimini elettorali. Il ministero degli Esteri turco ha comunicato che poco più di un milione di cittadini residenti all’estero – un’affluenza del 36% – ha votato nelle 122 sedi diplomatiche nazionali.
Partiti
Sono 20 i partiti registrati alle elezioni parlamentari di oggi. Tuttavia, secondo i sondaggi, saranno solo in tre a superare l’alta soglia elettorale: il Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp) al governo dal 2002, il Partito del popolo repubblicano (Chp) e il Partito del movimento nazionalista (MHP). A questi si potrebbe unire la compagine di sinistra e pro-curda rappresentata dal Partito del popolo democratico (Hdp) il cui risultato elettorale sarà di fondamentale importanza perché, se riuscisse ad entrare nella Grande assemblea nazionale, potrebbe rovinare i piani del presidente islamista Erdogan. Il suo partito l’Akp, guidato dal premier Ahmet Davutoglu, cerca infatti di ottenere tra i 311 ai 377 seggi in modo da trasformare la Turchia in un sistema presidenziale “alla Putin” (come lo definiscono alcuni analisti locali).
Il partito ha ottenuto il 49% dei voti nelle passate parlamentari del 2011 e il suo candidato alle presidenziali dello scorso agosto (Racep Tayyep Erdogan) è stato eletto alla carica di capo dello stato con il 52% delle preferenze. La formazione, che domina dal 2002 lo scenario politico locale, devo molta della sua popolarità al suo successo economico (soprattutto nei suoi primi 8 anni di governo) e all’aver compattato gran parte della società attorno a valori religiosi musulmani condivisi. Oltre ad aver consensi ad Ankara e Istanbul, l’Akp è molto forte nella regione centrale dell’Anatolia.
Il Chp, il principale partito di opposizione ed erede del kemalismo, prova a replicare il buon successo di quattro anni fa quando riuscì a guadagnare il 26 dei voti. Laico e duro avversario delle politiche di Ergodan, il partito guidato da Kemal Kilicdaroglu ha già escluso la possibilità di formare un governo di coalizione con l’Akp qualora nessuna formazione politica dovesse ottenere una maggioranza parlamentare. Durante la sua campagna elettorale Kilicdaroglu ha parlato di economia, istruzione, sistema giudiziario e politico. Poca attenzione, invece, è stata data al “processo di pace” in corso dalla fine del 2012 con il partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK).
Il Partito del movimento nazionalista di Devlet Bahceli ha concentrato i suoi sforzi elettorali sul settore pubblico e sui pensionati. Altri due punti importanti del suo programma sono combattere la corruzione e togliere l’immunità parlamentare. Ha più volte ribadito la sua contrarietà a qualunque “soluzione pacifica” con i separatisti curdi. Nelle scorse elezioni del 2011 ha ottenuto il 13% delle preferenze. Il Chp e il Mhp hanno presentato un candidato unico alle presidenziali di agosto che ha avuto il 38% dei voti.
E, infine, l’Hdp guidato da Selahattin Dermitas. L’obiettivo del partito, che ha una base tradizionale curda e raccoglie molte aree della sinistra progressista turca, è quello di superare lo sbarramento del 10% (alcuni dei suoi deputati si candidarono come indipendenti nel 2011) e ottenere 60 seggi nella Grande assemblea. Il punto centrale del programma dell’Hdp è la risoluzione pacifica del trentennale conflitto con i curdi. Alcuni analisti temono che una sua eventuale assenza in parlamento potrebbe mettere a repentaglio i (lenti) negoziati in corso con il Pkk e radicalizzare i curdi del Paese.
Erdogan ha finora escluso a parole alcun legame tra i risultati elettorali e le trattative con il leader curdo Ocalan. Il partito, forte nelle province del sud-est, ha nelle sue liste candidati musulmani conservatori, ma anche rappresentati dichiaratamente omosessuali. E’ riduttivo e fuorviante definirlo soltanto come il “partito dei curdi” perché Dermitas si è rivolto a settori diversi della società turca cercando di contrastare in alcune aree anche lo stesso Akp. Nena News
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