Foto e video dal Sudan: ieri alla grande protesta delle opposizioni in tutto il paese, esercito e paramilitari hanno di nuovo risposto con la violenza. Sette i morti, 181 i feriti. E la giunta militare insiste nel bloccare il dialogo
di Chiara Cruciati
Roma, 1 luglio 2019, Nena News – Il popolo sudanese non si è arreso. Lo stallo nei negoziati tra il Consiglio militare di transizione (Tmc) e la federazione delle opposizioni, l’Alleanza per la Libertà e il Cambiamento, non ha svuotato le piazze. Nemmeno i massacri perpetrati dalle Rsf, le Rapid Support Forces: ieri nelle piazze di tutto il Sudan erano decine di migliaia le persone che hanno protestato in quella che era stata già definita nei giorni scorsi “la Marcia dei Milioni”.
“A Khartoum i paramilitari impediscono ai manifestanti di muoversi verso il palazzo presidenziale – racconta a Nena News una fonte sudanese, vicina alle opposizioni – Il Tmc ha bloccato tutti i ponti della capitale per impedire alla protesta di andare oltre, verso il palazzo presidenziale dai distretti di Omdurman, Bahri e East Nile”. “Ma sono tante le città coinvolte nella marcia: Khartoum, Kareema, Atbara, Al Fashir, Zalenji, Al Obaeid, Al Damazin, Kasala, Khashm Al Girba, Al Gadarif, Nouri, Wad Madani, New Halfa, Rabak”.
Sette le vittime, almeno 181 i feriti di cui 27 con proiettili veri durante le proteste contro la giunta militare. Che aveva già avvertito minacciosa: ogni morto sarà responsabilità delle opposizioni, di chi porta la gente in piazza, senza individuare né nella repressione fisica né nel tentativo di impedire la nascita di un governo civile alcuna propria colpa.
“A Khartoum – continua la nostra fonte – sono stati uccisi tre manifestanti: Abdulrahim, di 18 anni, Mohamed Osman Ishag, di 20, e Mamoun Al Tayeib Bashir, un medico di 50 anni. Altri tre manifestanti sono stati uccisi nel distretto di Omdurman, sono stati ritrovati gettati nel Khor Abu Anja”.
Mohamed Hamdan Dagolo, noto come Hemeti, vice presidente del Tmc e sanguinario ex comandante delle milizie Janjaweed – responsabili del genocidio in Darfur all’inizio degli anni Duemila – ha accusato i manifestanti di nascondere tra loro dei cecchini, che avrebbero ferito tre membri delle forze armate. Un’accusa che le opposizioni rigettano, leggendola come il tentativo di giustificare la brutale repressione di manifestazioni pacifiche, con l’uso spropositato di gas lacrimogeni ma anche di proiettili, da Khartoum a Nyala. Nelle strade del paese le forze di esercito, polizia e i paramilitari delle Rsf erano già dispiegati da sabato, in attesa delle pianificate proteste.

Omar Al Digair (al centro), presidente del partito del Congresso sudanese, parte dell’Alleanza delle opposizioni
Come pianificata, secondo una fonte militare a Middle East Eye, era la repressione della Marcia dei Milioni: “Il consiglio militare non ha altro percorso da seguire che andare avanti con l’uso della violenza e si stanno preparando a questo”. Una violenza “inferiore” a quella del mese scorso quando la dispersione del sit-in di Khartoum, in piedi dal 6 aprile scorso, si era concluso con la morte di 128 persone, molte delle quali gettate nel Nilo, con stupri e pestaggi, arresti in piazza e casa per casa.
A nulla sembrano al momento servire le mediazioni dell’Unione Africana e del governo etiope. Lo scorso venerdì la giunta aveva detto di poter tornare al tavolo del negoziato come immaginato dal premier etiope Ahmed e già accettato dalle opposizioni, prima rigettato in toto. Ma è tutto fermo, congelato, mentre la giunta prosegue nella gestione del potere nonostante il dialogo – teoricamente – in corso per trasferire l’autorità a un governo e un parlamento gestiti da civili.
Che da parte loro continuano a organizzarsi con tenacia. Con internet bloccato dalle autorità militari dal 3 giugno, hanno utilizzato sms e incontri nei villaggi e le comunità per lanciare la manifestazione di ieri: “Nonostante il blocco di internet – spiega Medani Abas, uno dei leader della Spa, l’associazione dei professionisti sudanesi che dallo scorso dicembre guida le proteste, prima contro Bashir e ora contro il Tmc – e nonostante la caccia all’uomo di attivisti e leader delle proteste per le strade di Khartoum, abbiamo raggiunto le persone organizzando incontro comunitari nei quartieri”. A ciò si è unita l’organizzazione delle cure mediche, con centinaia di dottori e cliniche mobili capaci di intervenire subito dopo le violenze dei militari.
GUARDA I VIDEO:
In Omdurman, Al Arda North Street:
Khartoum:
I manifestanti arrivano di fronte alla casa di Mahjoub Al Taj, studente di medicina ucciso dall’esercito mentre cercava di proteggere le colleghe:
Colpi di arma da fuoco a Kasala city, est del Sudan: