Manifestazioni contro l’aumento dei prezzi e la mancanza di servizi. Scene da guerriglia a Johannesburg: in piazza scende chi vive ancora ai margini della Nazione Arcobaleno.
di Rita Plantera
Cape Town, 6 febbraio 2014 – Uno sciame di proteste continua a infiammare il Sudafrica a ritmi sempre più incalzanti nell’anno in cui si celebrano i 20 anni dalla fine del regime dell’apartheid e l’inizio della democrazia. Ieri un manifestante è stato ucciso e un altro è rimasto ferito durante violente dimostrazioni a Sebokeng, a sud di Johannesburg, contro il piano casa provinciale, l’aumento dei costi e l’inadeguatezza dell’erogazione dei servizi di base quali quelli idrici ed elettrici.
Strade chiuse al traffico da copertoni bruciati e barricate, scene da guerriglia ormai sempre più frequenti nel Paese che vanta lo status di più grande economia del continente. È l’altra faccia della Rainbow Nation, quella delle township e di chi ci vive al traino dei sussidi statali e delle promesse di un eldorado per ora solo inseguito al pari di altri dannati che qui si riversano fuggendo dagli inferni vicini dello Zimbabwe, dell’Angola e del Congo, in cerca di fortuna e trovando spesso invece la rabbia xenofoba dei poveri del posto e l’indifferenza dei signorotti delle aziende locali – quelle vinicole e ortofrutticole – e dei magnati di quelle internazionali dell’oro e del platino.
Secondo i dati forniti dalla polizia del Gauteng, il distretto industriale e la provincia sudafricana a più alta densità di popolazione, negli ultimi tre mesi sono state circa 569 le proteste di cui 122 quelle più violente. Decine gli arresti, non solo tra i manifestanti ma anche tra le forze dell’ordine che in alcuni casi hanno aperto il fuoco uccidendo.
Un’escalation di violenza per cui il governo si è detto allarmato per la tendenza sempre più diffusa a coinvolgere bambini e adolescenti in uniforme scolastica usandoli quali scudi umani in testa alle proteste, come recentemente accaduto a Bronkhorstsprui durante un tentativo di assalto contro la locale stazione di polizia e gli uffici comunali e l’incendio della biblioteca pubblica.
Sarebbero sette gli edifici dati alle fiamme mercoledì a Rethabiseng, tra cui una clinica, secondo il portavoce del South African Police Service, Johannes Japhta. Mentre il giorno prima un arresto di massa con l’accusa di incendio doloso aveva portato in cella almeno 50 manifestanti per la distruzione della biblioteca di Bronkhorstsprui.
È la rabbia della gente delle case di latta e dei prefabbricati che vive di promesse e di sogni da quel lontano 1994. E per cui in questi vent’anni davvero poco è cambiato in termini di miglioramento degli standard di vita e proprio nulla in merito ai fattori di diseguaglianza economica. Nena News