Considerata da molti la maggiore scrittrice sudafricana, nelle sue opere ha raccontato il dramma di una società profondamente ferita nella dignità da un sistema politico e socio-economico abilmente strutturato di soprusi e ineguaglianze
di Rita Plantera
Cape Town, 15 luglio 2014 – “È solo qui [in Sud Africa ndr] che posso essere quello che sono: un’africana bianca”.
Una delle voci più potenti e ferme contro ogni forma di apartheid, Nadine Gordimer – Premio Nobel per la Letteratura nel 1991 – si è spenta domenica scorsa all’età di 90 anni nella sua casa di Johannesburg.
“Non posso semplicemente maledire l’apartheid quando l’ingiustizia umana si può trovare ovunque”, ebbe a dire una volta alla Reuters Nadine Gordimer che da scrittrice e da attivista non si limitò solo a denunciare la segregazione in Sud Africa ma ogni forma di ipocrisia umana a partire dalle umiliazioni imposte nel suo Paese da quel regime della minoranza bianca conclusosi nel 1994 con l’elezione di Nelson Mandela quale primo presidente nero.
Considerata da molti la maggiore scrittrice sudafricana, nelle sue opere ha raccontato il dramma di una società profondamente ferita nella dignità da un sistema politico e socio-economico abilmente strutturato di soprusi e ineguaglianze.
Nella sua autobiografia – Long Walk to Freedom – Mandela ricorda come quando era in prigione “Cercavo di leggere libri sul Sud Africa o di scrittori sudafricani. Ho letto tutti i romanzi non banditi di Nadine Gordimer e ho imparato molto sulla sensibilità liberale dei bianchi”.
Nonostante il suo crescente prestigio all’estero la censura governativa del Sud Africa bianco infatti non risparmiò alcune sue opere tra cui A World of Strangers e Burger’s Daughter.
Membro di rilievo dell’African National Congress (Anc), il partito di Mandela bandito dal governo segregazionista, la sua casa a Johannesburg fu utilizzata come luogo d’incontro dai leader dell’Anc durante i negoziati che portarono alle prime elezioni libere e multirazziali e alla nomina di Nelson Mandela come capo dello stato.
“I suoi giorni più fieri furono non solo quando le è stato assegnato il Premio Nobel per la Letteratura nel 1991, ma quando testimoniò al Processo Delmas nel 1986 per contribuire a salvare la vita di 22 membri dell’Anc, tutti accusati di tradimento”, ha dichiarato la sua famiglia.
Nadine Gordimer condivise una lunga amicizia con Mandela: “Nelson Mandela appartiene al mondo”, ebbe a dire una volta sottolineando come non si fosse sottratto dal criticare anche le carenze nella sua amata nuova “Rainbow Nation”.
In un discorso del 1996 sul ruolo della cultura nella costruzione della nazione, il riconoscimento di Mandela fu per la scrittrice: “Pensiamo a Nadine Gordimer, che si è guadagnata l’acclamazione internazionale come nostro primo vincitore del Premio Nobel per la letteratura, e la cui scrittura è stata arricchita dal caleidoscopio culturale del nostro Paese”.
“Durante il processo di Rivonia, Nadine Gordimer lavorò sulle note biografiche di Mandela e degli altri imputati da mandare all’estero per pubblicizzare il processo”, ricorda Njabulo Ndebele, presidente della Nelson Mandela Foundation.
Per il presidente sudafricano Jacob Zuma “Il Sud Africa ha perso una grande patriota, una rinomata scrittrice e un’eccezionale voce per l’uguaglianza e la libertà”. Anc ha descritto la Gordimer “un gigante ineguagliabile della letteratura il cui lavoro è stato il nostro specchio e una ricerca senza fine per l’umanità”.
Appena un mese fa, la scrittrice – che in altre occasioni non si era sottratta dal criticare l’African National Congress (Anc) sotto l’attuale presidenza di Jacob Zuma, esprimendo tutta la sua opposizione ad una proposta di legge che limita la pubblicazione delle informazioni ritenute sensibili dal governo – aveva detto: “La reintroduzione della censura è impensabile se si considera come la gente ha sofferto per sbarazzarsi della censura in tutte le sue forme”. Nena News