L’attacco giunge il giorno dopo che il governo siriano aveva annunciato di aver cacciato i jihadisti dalla zona sud di Damasco. Il vice ministro degli esteri siriano, intanto, risponde agli americani: “La presenza iraniana non è in discussione perché dipende da noi”
della redazione
Roma, 23 maggio 2018, Nena News – Ieri i miliziani dello “Stato Islamico” (Is) hanno attaccato un presidio militare dell’esercito siriano vicino a Palmira uccidendo almeno 30 soldati (16 secondo Damasco). L’attacco, riporta l’Osservatorio siriano dei diritti umani vicino all’opposizione, è avvenuto vicino ad una diga nell’area meridionale dell’antica città romana ed è giunto il giorno dopo che i militari siriani sono riusciti definitivamente a cacciare i miliziani jihadisti dell’Is dalla zona sud di Damasco dopo settimane di intensi bombardamenti.
“L’attacco è incominciato con un’autobomba che ha colpito una piccola base militare nella parte orientale di Palmira” ha raccontato il direttore dell’Osservatorio Rami Abdel Rahman. Poi – ha aggiunto – i miliziani hanno lanciato il loro attacco dal piccolo territorio che controllano a Badiya, luogo di destinazione dei combattenti dell’Is evacuati tra domenica e lunedì dalle zone meridionali di Damasco”.
Lo “Stato Islamico”, o meglio dire quel che resta del “califfato”, ha occupato due volte Palmira durante i sette anni della guerra civile siriana compiendo mattanze di civili e distruggendo alcuni monumenti e artefatti di inestimabile valore. Ridimensionato dall’attacco curdo americano da un lato e dall’avanzata del governo siriano e dei suoi alleati (Russia e Iran) dall’altro, l’Is è ancora presente in Siria in due aree desertiche nella zona est del Paese dove spesso lancia attacchi di guerriglia e a imboscate sanguinose contro i suoi nemici.
Dal punto di vista politico, intanto, si segnalano oggi le dichiarazioni del vice ministro agli esteri Faisal Mekdad. Intervistato dalla rete araba al-Mayadeen, l’alto diplomatico ha detto che il ritiro delle forze iraniane dalla Siria “non è in discussione” . “Siano essere forze iraniane o Hezbollah, il loro ritiro o la loro permanenza dipende dal governo siriano” ha dichiarato. Una risposta chiara alle dichiarazioni fatte lunedì dal segretario di Stato Mike Pompeo secondo cui, per non essere punita economicamente e militarmente, l’Iran deve rispettare una lista di 12 condizioni formulate da Washington. Tra queste c’è anche il ”sostegno” che l’Iran garantirebbe ai suoi alleati all’estero. Tehran, ha detto Pompeo, deve interrompere l’appoggio a Hezbollah, Hamas, il Jihad islamico palestinese e i Taleban in Afghanistan. Ma soprattutto gli Usa pretendono il “ritiro totale delle forze iraniane dal territorio siriano”, l’interruzione “dei suoi cyber-attacchi, delle minacce e della destabilizzazione del Medio Oriente”. Nena News