Ad affermarlo è uno studio pubblicato ieri dall’organizzazione britannica Airwars. Lo scorso anno negli attacchi americani sono stati uccisi tra i 3.923 e i 6.102 non combattenti (erano stati 1.904 nel 2016). Il forte aumento è stato causato soprattutto dalle campagne militari a Raqqa e Mosul
della redazione
Roma, 20 gennaio 2018 Nena News – Il numero dei civili uccisi dalla coalizione a guida Usa contro lo “Stato islamico” in Iraq e Siria è aumentato del 200% nel 2017 rispetto all’anno precedente. A sostenerlo è stato uno studio di Airwars pubblicato ieri. Secondo l’ong britannica, infatti, i raid a stelle e strisce hanno ucciso tra i 3.923 e i 6.102 non combattenti nel 2017, l’anno “più sanguinoso per i siriani e iracheni”.
Il forte aumento di vittime civili registrato dipende principalmente dagli scontri avvenuti in aree urbane densamente popolate, soprattutto durante le campagne militari avvenute a Raqqa (Siria) e a Mosul (Iraq). Lo studio di Airwars, che si basa su dati pubblici, punta il dito contro l’amministrazione americana di Donald Trump: “Questo bilancio senza precedenti di morte – scrive la ong – è coinciso con l’inizio della presidenza Trump dimostrando come le politiche che mirano a proteggere i civili siano diminuite con la nuova amministrazione”.
Airwars nota come il numero dei civili morti in Siria a causa dei bombardamenti aerei (tra i 2.786 e i 4.374) sia quadruplicato nel 2017 rispetto all’anno precedente mentre in Iraq l’aumento è stato dell’87% (almeno 1.128 non combattenti morti in più di 100 attacchi). “Mentre gli ufficiali americani parlano di attacchi più precisi nella storia – denuncia l’organizzazione – le battaglie urbane con bombe, artiglieria ed esplosivi improvvisati raccontano un’altra storia”.
La coalizione ha compiuto nel 2017 11.573 attacchi tra raid aerei e colpi di artiglieria sganciando un totale di 39.577 bombe e missili contro l’Is. Più del 70% degli attacchi sono avvenuti in Siria, soprattutto durante la campagna per la riconquista di Raqqa, la fu “capitale” siriana del cosiddetto Stato Islamico. Le conseguenze sono state qui devastanti: oltre 1.450 vittime e l’80% della città di fatto reso inabitabile. Nel tentativo di raggiungere i suoi obiettivi, la coalizione – accusa Kinda Haddad, direttrice della squadra Siria dell’organizzazione – ha usato le stesse “tattiche di assedio, bombardamento e evacuazione” eseguite dai russi e dal governo siriano.
Il numero dei morti nei 9 mesi di combattimenti a Mosul (“il maggior assalto urbano dalla Seconda Guerra mondiale”), oscilla invece tra i 1.066 e i 1.579. Un ricercatore di Airwars riferisce come alla fine della campagna militare lo scorso giugno “sembrava a volte che la coalizione stesse attaccando ogni cosa pur di sradicare l’Is dalla città”.
I dati di Airwars contrastano fortemente con quanto afferma Washington secondo cui solo 93 dei suoi raid hanno provocato morti e feriti (per l’ong invece sono 673). Non solo: l’organizzazione britannica afferma che il numero dei morti provato dalle azioni militari della coalizione è “molto” più numeroso di quello attribuito alla Russia. Un’affermazione, quest’ultima, che lascia però il tempo che trova: la stessa Airwars scrive che ha dovuto sospendere i suoi calcoli a marzo per via “del forte aumento” delle azioni della coalizione e per risorse limitate. Nena News