Quattro anni dopo l’uccisione in Pakistan del leader di al Qaeda, il famoso giornalista investigativo smonta totalmente la versione americana. La Casa Bianca ha descritto le affermazioni di Hersh come “false e prive di fondamento”.
di Michele Giorgio
Roma, 12 maggio 2015, Nena News – Dimenticate l’assalto “eroico” dei Navy Seals americani alla tana di Osama bin Laden ad Abbottabad, in Pakistan, riferito con emozione da Barack Obama. Liberatevi delle pagine di giornale che raccontano il lungo lavoro di intelligence che portò la Cia ad individuare il rifugio del leader di al Qaeda, l’uomo più ricercato del mondo per gli attacchi alle Torri Gemelle del 2001. Bin Laden in realtà era già prigioniero dal 2006 dei servizi segreti pakistani, Isi, e la sua uccisione avvenne nel quadro di un piano concordato con essi dall’Amministrazione Obama. È questa la rivelazione principale contenuta in un lungo articolo del famoso giornalista investigativo statunitense Seymour Hersh sull’operazione Bin Laden.
Hersh, premio Pulitzer nel 1970 per aver raccontato il massacro di My Lai compiuto dagli americani in Vietnam e vincitore di molti altri premi, nell’articolo pubblicato dalla London Review of Books, svela che è stata sostanzialmente un’operazione di propaganda. Non ci fu alcun intenso ed estenuante lavoro di intelligence da parte della Cia, “seguendo le tracce di un corriere” del leader di al Qaeda, perchè la presenza di Bin Laden ad Abbottabad, in Pakistan, avvenne grazie ad una fonte interna dei servizi pakistani.
Secondo Hersh un ex-ufficiale dell’Isi si mise in tasca i 25 milioni di dollari della taglia che Washington aveva spiccato su Bin Laden dopo aver passato l’informazione alla Cia, nel 2010. Il 2 maggio 2011, aggiunge il giornalista, gli elicotteri Usa entrarono nello spazio aereo del Pakistan in pieno accordo con Islamabad (che ha ufficialmente sostenuto di non aver mai saputo delle intenzioni americane), in cambio della continuazione del generoso programma di aiuti militari al Pakistan.
Durante il blitz non ci fu alcuno scontro a fuoco perchè le forze di sicurezza pakistane avevano dato libero accesso all’edificio. Bin Laden, spiega Hersh, era stato catturato dai pakistani dopo il 2006, fra i monti dell’Hindu Kush, dove viveva con mogli e figli, tradito da alcuni abitanti del luogo. Nel compound di Abbottabad perciò ci viveva da prigioniero e, peraltro, era anche malato. Il suo corpo, crivellato di colpi e irriconoscibile, fu gettato tra le montagne dell’Hindu Kush e non in mare, come recita la versione ufficile, al termine del rito islamico su una nave della US Navy.
Hersh ha svolto la sua inchiesta in particolare sulla base delle rivelazioni di un agente della Cia (ora in pensione). Queste informazioni sono state integrate con fonti dei servizi pakistani e del Comando Operazioni Speciali degli Stati Uniti.
“La storia – ha commentato da parte sua Seymour Hersh – così com’è stata raccontata dalla Casa Bianca, avrebbe potuta scriverla Lewis Carroll [l’autore de “Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”, ndr): davvero bin Laden, l’obiettivo di una gigantesca caccia all’uomo internazionale, avrebbe deciso che una cittadina a quaranta miglia da Islamabad sarebbe stata il luogo più sicuro in cui vivere e per guidare le operazioni di al Qaeda?”.
La Casa Bianca ha descritto le affermazioni contenute nell’inchiesta di Hersh come “false e prive di fondamento”.
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