La nostra chef Fidaa ci spiega perché lo zaatar è così importante per i palestinesi al punto che in ogni loro viaggio all’estero non può mancare nelle loro valige un suo sacchetto
Testo e foto di Fidaa Abu Hamdiyyeh
Roma, 27 maggio 2020, Nena News – Lo scrittore scrittore palestinese Salman Natur racconta nella sua autobiografia “Viaggio dopo viaggio” come nel suo viaggio a Londra abbia portato con sé un sacchetto di zaatar come fanno tanti palestinesi che non possono mettere piede fuori della Palestina e che non riescono a stare senza un sacchetto di zaatar.
“Perché hai questo sacchetto?
Perché se un giorno non potrò comprarmi da mangiare a Londra avrò il mio cibo zaatar. E gli ho chiesto: Do you know zaatar?
Si sono allontanati e mi hanno lasciato da solo nel mio silenzio e le mie perplessità: come hanno occupato il nostro paese per trent’anni e non sanno distinguere il timo macinato (lo zaatar) dalla polvere da sparo? O hanno paura dello zaatar perché fa bene alla memoria e vogliono eliminarla totalmente?”
Lo zaatar per un palestinese non è solo un alimento da mangiare, ma è un simbolo che rappresenta il legame del palestinese con la sua terra. Israele usa la scusa che è una pianta protetta. In realtà, però, la sua protezione serve a sostenere i suoi progetti di coltivazione del timo che vende poi ai palestinesi. E’ come se dicesse: “Poveri palestinesi, adesso che non possono più raccogliere il timo come fanno a mangiare lo zaatar? Allora noi lo coltiviamo e glielo vendiamo”.
Io ho sempre viaggiato con un sacchetto di zaatar e anche con una bottiglia di olio d’oliva quando sono stata in Egitto e in Norvegia. E’ difficile non mangiare lo zaatar per un po’ perché siamo convinti che faccia bene alla memoria e ci renda “intelligenti”.
Nelle valigie dei palestinesi lo zaatar ha viaggiato da un posto all’altro ed è stato regalato ad amici e conoscenti in giro per il mondo. Molti l’hanno anche conosciuto dai saggi, romanzi, poesie della letteratura palestinese. Mahmoud Darwish , ad esempio, nella sua poesia Tibaq dedicata ad Edward Said scrive: “Porta il tuo paese con te ogni volta che vai e sii narcisista se necessario”. Il riferimento è allo zaatar che un palestinese trasporta ovunque va. Nella sua poesia per Ahmad Alzaatar (Ahmad Alarabi) dice: “Per le mani di pietre e timo …questo inno… per Ahmad, dimenticato tra due ali”.
Nella poesia “Amore alla palestinese”, invece, il poeta palestinese Abdellatif Aqel descrive il suo amore per la sua amata Palestina – una bella donna per cui lui vive e da cui non vuole altro che il suo amore – in questi termini: “Per sopravvivere mangio zaatar”. Una frase famosa attribuita ad un autore sconosciuto recita: “Restiamo qui finche restano gli ulivi e il timo (zaatar)”, dove questi due elementi sono fondamentali perché rafforzano il legame tra il palestinese e la sua terra.
Più o meno un mese prima di partire per l’Italia (era gennaio), andai con i miei amici Amira e Bader a piantare il timo così da poter preparare per il mese di aprile pietanze, pane e anche il tè con il timo (zaatar) e invitare tanti amici amanti della natura e soprattutto del timo (zaatar) al nostro villaggio. Nena News