Dopo l’intervento dell’Onu, Rabat ha deciso di lasciare la zona, terra di nessuno per il Marocco, territorio liberato per il Fronte Polisario. Che definisce il ritiro “fumo negli occhi”
di Daniela Minieri
Roma, 4 marzo 2017, Nena News – Nello stupore generale, il Marocco ha annunciato domenica 26 febbraio il ritiro unilaterale dalla zona di Guerguerat, una terra di nessuno per il Regno, un territorio liberato per il Fronte Polisario. Si tratta di una zona cuscinetto di qualche chilometro quadrato alla frontiera con la Mauritania, a sud-ovest del Sahara Occidentale.
La situazione nella zona ha cominciato a farsi tesa nella prima metà di agosto dello scorso anno, successivamente alla decisione di Rabat di oltrepassare la sua linea difensiva, ossia il berm, il muro di sabbia marocchino, con un contingente di 300 militari, con l’intenzione di combattere il contrabbando nella zona. Da quella data, elementi armati del Regno e del Fronte Polisario rimangono in stretta vicinanza l’uno all’altro, monitorati durante le ore diurne dalla Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale (Minurso).
Questa grande offensiva delle forze militari marocchine ha rappresentato la violazione più significativa dell’accordo di cessate il fuoco concluso tra il Polisario e la monarchia alawita nel 1991.
Il Re Mohamed VI ha scelto unilateralmente di ritirarsi dalla zona annunciando la sua intenzione al Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in uno scambio telefonico. Il giorno dopo è stato lo stesso Guterres, in un comunicato ufficiale, a chiedere alle parti di ritirare incondizionatamente tutte gli elementi armati nella “zona cuscinetto” al fine di evitare tensioni crescenti e di creare un ambiente favorevole ad una ripresa del dialogo nel quadro di un processo politico sotto l’egida delle Nazioni Unite; l’invito è inoltre di osservare i rispettivi obblighi derivanti dall’accordo di cessate il fuoco nonché di rispettarne il dettato e lo spirito.
Una volta resa pubblica la dichiarazione del Segretario delle Nazioni Unite, Rabat ha immediatamente ribattuto con una nota del Ministro degli Affari Esteri nella quale si legge che il Regno prende atto delle raccomandazioni e valutazioni effettuate dal Segretario generale delle Nazioni Unite impegnandosi ad applicare immediatamente la sua richiesta.
Rabat si augura che la dichiarazione di Guterres renderà possibile il ritorno alla situazione che prevaleva prima nella regione, di mantenere intatto il suo stato, di proteggere il traffico commerciale sulle strade, nonché di mantenere il cessate il fuoco e rafforzare la stabilità regionale.
Benché la decisione del Marocco di ritirarsi da questa regione calda potrebbe essere intesa come la volontà di collaborare con le Nazioni Unite, ciò non equivale ad un cambiamento della sua politica riguardo il dossier del Sahara Occidentale. Da tempo il Marocco non parla più delle sorti del “suo” Sahara, né tanto meno di un eventuale timido piano di autonomia. Ed è più di un anno che il Regno è impegnato in una campagna diplomatica di riconoscimento internazionale della sovranità marocchina sul Sahara Occidentale; campagna che è culminata con l’ammissione all’Unione Africana.
Può dunque questo ritiro dal Guerguerat intendersi come una disponibilità al compromesso da parte del Marocco? Per il Fronte Polisario, che continua a rimanere nella zona, si tratta soltanto di “fumo negli occhi”. In occasione della celebrazione del 41° anniversario della RASD, lunedì 27 febbraio, il Presidente della Repubblica e segretario generale del Fronte Polisario ha sostenuto infatti che l’azione del Marocco non è altro che una manovra diversiva per assumersi le conseguenze delle sue pratiche coloniali che mettono a rischio il cessate il fuoco.
Ora, tutto ciò che ai saharawi interessa è sapere quando sarà loro effettivamente concessa la possibilità di esercitare il loro diritto all’autodeterminazione attraverso l’organizzazione di un referendum libero ed equo in ritardo di più di quarant’anni. Nena News