Secondo i dati riportati dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, OCHA, sono almeno 320 i decessi dall’inizio dell’anno. Sottostimati i contagi che parlano di 30.000 malati. E il governo tace
di Federica Iezzi
Lubumbashi (Repubblica Democratica del Congo), 5 settembre 2015, Nena News – Esplosa lo scorso marzo, nella provincia del Katanga, l’epidemia di morbillo continua a serpeggiare pericolosamente nel sud-est della Repubblica Democratica del Congo. Un significativo aumento di casi è stato osservato all’inizio del mese di marzo, principalmente nella zona di Malemba-Nkulu. Poi verso il distretto di Haut-Lomami con 400-800 nuovi casi a settimana.
Secondo i dati riportati dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, OCHA, sono almeno 320 i decessi dall’inizio dell’anno. Sottostimati i contagi che parlano di 30.000 malati, su una popolazione di 11 milioni di abitanti. Esclusi dalle statistiche gli abitanti delle vaste regioni di foreste e delle zone rurali, luoghi non facilmente accessibili.
La costante esposizione alla malnutrizione, alla malaria e alla tubercolosi, la mancanza di una capillare campagna di vaccinazione e le indigenti condizioni di vita continuano ad aggravare l’impatto con il morbillo.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità parla, in Congo, già di gravi complicazioni quali cecità, encefalite, diarrea e disidratazione, infezioni dell’orecchio, polmonite. Nella prima settimana di marzo è stato registrato un tasso di mortalità di quasi il 19%. Mentre i tassi di mortalità sono estremamente bassi nei Paesi occidentali, dell’ordine dell’1‰, i decessi possono superare il 20% nei Paesi in via di sviluppo.
Nel Katanga, le epidemie sono ricorrenti nonostante le campagne di vaccinazione. Ultima grave epidemia nel 2011 con 1.085 decessi e 77.000 contagi.
Nello scorso mese di giugno 10 distretti sanitari su 68 nel Katanga hanno affrontato situazioni di notevole diffusione dell’infezione. Oggi i distretti colpiti sono 20. In un anno, sono stati vaccinati quasi 1,5 milioni di bambini e trattati più di 50.000 casi in 31 distretti sanitari nella provincia del Katanga. I numeri oggi continuano a crescere senza alcuna dichiarazione ufficiale circa l’epidemia da parte del governo congolese.
Intanto si continua a lavorare nelle campagne di immunizzazione nelle province del Sud Kivu, Equateur e Maniema.
Risulta ancora difficoltosa la pianificazione di programmi di vaccinazione di routine per carenza di fondi, mancanza di vaccini, gravi deficienze legate alla stabilità di elettricità per la corretta conservazione dei vaccini, limitatezza di risorse umane qualificate, rifiuto della vaccinazione per motivi religiosi o culturali, insicurezza e isolamento di alcune regioni da parte di gruppi armati.
Durante gli ultimi tre mesi, trattati più di 20.000 pazienti con infezione da morbillo in 5 ospedali e in circa 100 presidi sanitari locali. 287.000 bambini di età compresa tra i sei mesi e i 15 anni sono stati vaccinati come misura preventiva.
Spesso le famiglie viaggiano per 20 chilometri a piedi per ottenere cure mediche, per l’assenza di medicine nei presidi sanitari locali e dopo aver provato i rimedi della medicina tradizionale.
I bambini arrivano nei dispensari medici già con complicazioni respiratorie del morbillo, malnutrizione e altre infezioni concomitanti, come la malaria.
Ottenere forniture mediche è arduo. Per diversi mesi, la strada principale che collega il distretto di Kabalo, centro dell’epidemia, con le altre città della provincia del Katanga è paludosa e impraticabile. A questo si aggiunge la penuria di carburante. L’unico mezzo di collegamento e di approvvigionamento è il treno. Così i pochi farmaci disponibili hanno costi smodati, che pochi possono permettersi.
Dal Ministero della Salute congolese, arriva l’impegno di cure mediche gratuite per i pazienti, vaste campagne di vaccinazione per i bambini, rafforzamento della sorveglianza epidemiologica, formazione del personale sanitario locale e sostegno a strutture mediche.
Nel Katanga, l’epidemia ha inghiottito le zone di Kikondja, Mukanga e Lwamba. E circa un terzo delle aree colpite è oggi oggetto di un esteso programma di vaccinazione. Nena News
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