Il quotidiano britannico Daily Telegraph rivela che un ex membro esecutivo della Fifa avrebbe ricevuto un’ingente quantità di denaro nel dicembre 2010 da una compagnia controllata dall’allora membro esecutivo Fifa per il Qatar.
dalla redazione
Roma, 18 marzo 2014, Nena News – Chi ha sempre nutrito dubbi sulla regolarità dell’assegnazione del Mondiale del 2022 al Qatar non resterà sorpreso. Chi ha creduto ingenuamente, invece, che alla base della scelta dell’emirato arabo vi fosse l’idea “romantica” di esportare il calcio anche in altre aree forse riceverà una duro colpo. Quel che è certo, comunque la si pensi, che le accuse del Daily Telegraph pubblicate oggi, gettano l’ennesima inquietante ombra sull’organizzazione calcistica internazionale dimostrando, qualora fosse ancora necessario, quanto gli appelli ai “sani valori di sport” propagandati dalle organizzazioni calcistiche internazionali (FIFA e UEFA su tutte) siano stucchevoli e offensivi per l’intelligenza dei milioni di tifosi di questo sport.
Il Telegraph oggi ha rivelato che Jack Warner, ex membro della Commissione Esecutiva della Fifa, avrebbe ricevuto nel dicembre 2010 1.2 milione di dollari da una compagnia controllata dall’allora membro esecutivo Fifa per il Qatar, Mohammed Bin Hammam.
I pagamenti fatti ai figli di Warner, per la precisione, ammonterebbero a 750.000 dollari. Gli altri 400.000 dollari sarebbe stati pagati a uno dei suoi impiegati. Del resto “un po’ per uno non fa male a nessuno” è un detto internazionale avrà pensato Bin Hammam.
Bin Hammam, che provò a sfidare invano l’attuale Presidente Fifa Sepp Blatter, si è dimesso dal suo incarico nel 2012, poco prima di “essere messo al bando a vita” dalla Commissione etica dell’organizzazione calcistica internazionale.
Warner, invece, è stato per 14 anni vice Presidente della Fifa finché non si è dimesso nel 2011. Dimissioni non spontanee ma nate in seguito alle accuse mosse contro di lui secondo le quali avrebbe facilitato la corruzione dei membri dell’Unione Calcistica Caraibica (CONCACAF) affinché votassero Bin Hamman. Allora Hammam stava sfidando Blatter alla carica di Presidente Fifa. Warner è stato, inoltre, colui che con altri 22 membri ha scelto la Russia come paese ospitante per i Mondiale del 2018. Oltre, ovviamente, ad aver votato per il Qatar per la Coppa del Mondo del 2022.
Notizie di brogli per l’assegnazione del Mondiale al piccolo emirato del Golfo non sono nuove. Sei settimane prima del voto di dicembre del 2010 a Zurigo – votazione che avrebbe stabilito i paesi ospitanti della Coppa del Mondo del 2018 e 2022 – un funzionario confermò in una indagine segreta di aver venduto il proprio voto. Lo scandalo si allargò. Un altro membro della commissione fu intercettato mentre chiedeva 1.5 milione di dollari in cambio della “ricompensa sportiva”. I due protagonisti furono subito sospesi. A votare per Russia e Qatar furono, infatti, solo 22 membri dei 24 previsti.
La notizia dell’assegnazione dei Mondiali al Qatar, paese privo di cultura calcistica, generò un putiferio nel mondo sportivo e tra i milioni di appassionati di calcio. Soprattutto in Inghilterra, luogo di nascita del calcio, la scelta del Qatar fu avvertita come uno smacco. In quei giorni Londra si candidava ad ospitare i Mondiale del 2018. Ma durante la votazione ricevette soltanto due voti e fu subito scartata. E alla fine vinse Mosca.
Gli addetti ai lavori hanno da sempre mostrato apprensione per le condizioni climatiche “proibitive” del Qatar. C’è chi ha parlato di rischio salute per i calciatori. Il dibattito è quanto mai attuale. Numerosi esponenti del mondo calcistico stanno considerando la possibilità di spostare il torneo quando in Europa è inverno. Il caldo atroce sarebbe in qualche modo ridotto ma cosa accadrebbe ai maggiori campionati europei come la Liga spagnola o la Premier League inglese dove girano migliaia di milioni di dollari? Come si riorganizzerebbero i già fittissimi calendari delle squadre europee?
Ma il mondiale del Qatar sta facendo parlare di sé soprattutto per i terribili dati che riguardano i lavoratori stranieri. Centinaia di nepalesi sarebbero morti a causa delle condizioni proibitive di lavoro. A questa cifra pazzesca si aggiungerebbero anche un centinaio di indiani e tanti altri immigrati di cui non si conosce la nazionalità. Doha ha confermato alcuni casi di morte ma ha parlato di “arresti cardiaci”. La Fifa, quella degli spot delle strette di mano tra popoli diversi, balbetta e parla timidamente di “inchieste e pressioni”. Ma da quando la notizia è apparsa un anno fa sul britannico “The Guardian” niente è cambiato. Al contrario, la situazione appare sempre più drammatica.
Sebbene le accusa debbano essere ancora dimostrate, la rivelazione del Telegraph ripropone una atavica domanda: che credibilità ha questa Federazione, già implicata in numerosi scandali di illeciti e corruzione, quando parla di “rispetto” e di “valori dello sport”? E che senso hanno le imposizioni “rigide” della UEFA quando combatte la violenza chiudendo curve e stadi? Come può “combattere il razzismo” – come i suoi spot mostrano a milioni di supporter – e poi premiare un paese come Israele che limita il movimento dei calciatori palestinesi, li arresta senza alcuna prova, li uccide distruggendo i loro impianti sportivi? E mentre punisce severamente i tifosi per un fumogeno, cosa fa di concreto per punire la federcalcio israeliana che non fa nulla per contrastare il razzismo del Beitar Yerushalaim che non tessera “arabi” o “musulmani”? Cosa fa dinanzi alla carneficina dei lavoratori schiavi in Qatar che costruiscono gli impianti per la “festa più bella del calcio”? Ogni volta che la Fifa e la UEFA parlano di “razzismo” e ci insegnano come combatterlo, istruendoci paternalisticamente i “valori dello sport”, abbiano almeno il coraggio di dirci che ci stanno prendendo in giro. Nena News