Mentre Ramallah entrava di diritto nel trattato internazionale sui crimini di guerra, i bulldozer israeliani demolivano strutture donate dall’Unione Europea alle porte di Gerusalemme.
dalla redazione
Gerusalemme, 12 aprile 2014, Nena News – Il giorno dopo il congelamento del trasferimento delle tasse palestinesi da parte israeliana verso le casse del governo di Ramallah, l’Autorità Palestinese segna la prima vittoria nel braccio di ferro con Tel Aviv, che sta definitivamente affossando un processo di pace mai realmente partito.
Il blocco del trasferimento delle tasse era stato ordinato dal premier Netanyahu come ennesima punizione per la decisione dell’ANP di riavviare le procedure per l’ingresso in diverse agenzie Onu e in numerosi trattati internazionali. Pochi giorni prima la punizione politica era giunta sotto forma di stop al rilascio dei prigionieri politici palestinesi previsto nell’ambito del processo di pace e di sospensione dei rapporti amministrativi di alto livello tra ministeri palestinesi e israeliani.
Oggi arriva, invece, la prima buona notizia per Ramallah: l’ANP è ufficialmente firmataria della Convenzione di Ginevra, trattato internazionale su crimini di guerra e operazioni umanitarie nelle aree di conflitto. Ad annunciare l’ingresso di Ramallah è stato oggi il portavoce del Ministero degli Esteri svizzero, Pierre-Alain Eltschinger: la registrazione è stata ufficializzata giovedì.
Una notizia che non potrà che scaldare ulteriormente gli animi e incrementare a dismisura l’ira del premier Netanyahu, i cui tentativi di pressione politica sull’ANP sembrano non funzionare a dovere. Funzioneranno, ovviamente, sul piano pratico: il congelamento del trasferimento di tasse e dazi doganali comporterà il crollo delle entrate finanziarie dell’ANP, che sarà di nuovo impossibilitata a pagare gli stipendi dei 150mila dipendenti pubblici palestinesi.
Sul terreno, risposta indiretta alle mosse dell’ANP arriva dall’esercito israeliano: ieri le truppe di Tel Aviv hanno demolito tre delle 18 strutture donate dall’Unione Europea alla comunità di Jabal al-Baba, alle porte di Gerusalemme, nel cosiddetto corridoio E1 che collega la Città Santa alla colonia di Ma’ale Adumim, riporta il portavoce della delegazione della UE nel Paese.
Le strutture erano state donate per sostenere alcune famiglie palestinesi rimaste senza casa dopo le demolizioni israeliane. Il nuovo ordine di demolizione era stato emesso a febbraio e riguardava tutte e 18 le strutture. La UE ha dichiarato di avere in questo periodo dialogato con le autorità israeliane per evitare le demolizioni e ora potrebbe chiedere a Tel Aviv una compensazione finanziaria.
Resta da vedere se davvero una simile iniziativa sarà intrapresa. Negli anni la UE ha perso milioni e milioni di euro in progetti finanziati a Gaza e in Cisgiordania e demoliti dai bulldozer o dalle bombe dell’aviazione israeliana. Perdite per cui Bruxelles non ha mai protestato ufficialmente. Nena News