I soldati di Tel Aviv erano nel campo per demolire la casa di un altro palestinese, responsabile dell’uccisione di un colono. Sale a 83 il bilancio dei palestinesi uccisi dalle forze israeliane a partire dallo scorso primo ottobre
della redazione
Roma, 16 novembre 2015, Nena News - Due palestinesi sono rimasti uccisi questa mattina nel campo profughi di Qalandia durante gli scontri con l’esercito israeliano, entrato per demolire l’abitazione di un palestinese, Mohamed Abu Shahin, responsabile dell’omicidio del colono Danny Gonen lo scorso 19 giugno vicino all’insediamento illegale di Dolev nella Cisgiordania occupata.
Le forze di occupazione israeliane parlano di “scontri a fuoco” tra i giovani e i soldati, con lanci di sassi e bottiglie molotov da parte palestinese e con risposta di lacrimogeni e proiettili da parte dell’esercito. Tre palestinesi sono stati colpiti dal fuoco vivo, due dei quali sarebbero deceduti sul campo, come riferiscono fonti mediche palestinesi.
I soldati di Tel Aviv sono impegnati da alcune settimane nella demolizione delle abitazioni delle famiglie dei palestinesi autori di attacchi nei confronti di cittadini israeliani, considerati una misura deterrente per evitare attentati contro “civili” molto spesso identificati come coloni della Cisgiordania.
Misure deterrenti che assomigliano molto a punizioni collettive, come denunciano i palestinesi, che colpiscono le famiglie invece degli esecutori materiali dei crimini. Dal primo ottobre, inizio di quella che i media hanno denominato “Terza Intifada”, 83 palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza di Tel Aviv, a fronte di 12 cittadini israeliani uccisi da palestinesi. Nena News
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