Sono 91 le associazioni che hanno manifestato lo scorso 24 e 25 giugno per il prigioniero palestinese a cui Tel Aviv ha inflitto recentemente la pena della detenzione amministrativa nonostante fosse ormai prossimo al rilascio dopo 14 anni e mezzo di carcere
della redazione
Roma, 5 luglio 2016, Nena News – Lo scorso 24-25 giugno 91 organizzazioni internazionali e palestinesi hanno manifestato per la liberazione del prigioniero palestinese Bilal Kayed e per la fine della pratica israeliana della detenzione amministrativa (arresto senza processo, né accusa rinnovabile indefinitamente a discrezione del giudice militare israeliano). La mobilitazione è coincisa con lo sciopero della fame per due giorni deciso da oltre 700 palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane in solidarietà con Kayed al quale Tel Aviv ha inflitto la detenzione amministrativa quando era ormai prossimo ad essere rilasciato dopo aver scontato 14 anni e mezzo di carcere. Oltre 700 palestinesi (sui circa 7.000 detenuti totali) si trovano nelle sue stesse condizioni.
Manifestazioni di solidarietà con la lotta dei prigionieri politici palestinesi sono avvenute a Berlino, Sakhnin (Israele), New York City e Asira ash-Shamaliyeh (luogo di nascita di Kayed). Kayed è un rappresentante del principale partito della sinistra palestinese (Il Fronte popolare per la liberazione della Palestina, FPLP) all’interno della prigione di Megiddo. Secondo fonti locali, sarebbe stato il suo ruolo politico all’interno del carcere a causargli l’isolamento per un anno e mezzo.
“[Quanto è accaduto a Kayed] è un tentativo di imporre un precedente a tutti i palestinesi: alla data del loro rilascio, dopo 5, 10, 15, 20 anni di galera, piuttosto che essere liberati, i prigionieri possono essere tenuti dentro indefinitivamente senza accusa, né processo grazie alla detenzione amministrativa. Il mancato ritorno alla libertà per Bilal Kayed è una minaccia per tutti i detenuti palestinesi” scrive sul suo sito l’associazione Samidoun, la rete di solidarietà ai prigionieri palestinesi.
“La detenzione del prigioniero politico Kayed ormai prossimo al rilascio, del circense e insegnante Mohammed Abu Sakha, del difensore dei diritti umani di Gerusalemme Hasan Safadi, dell’organizzatore dei giovani Bilal Abu Diad, dei membri del Consiglio Legislativo palestinese come Abdel Jaber Fuquha e Hatem Kufaisha, del giornalista e sindacalista Omar Nazzal – senza considerare poi le centinaia di casi simili - indicano il livello di impunità che ha lo stato d’Israele nel rinchiudere in carcere senza processo e accusa leader politici palestinesi emergenti e figure importanti della comunità” scrive Samidoun. “Centinaia di prigionieri palestinesi hanno messo a rischio i loro corpi e la loro vita con gli scioperi della fame per chiedere la fine della detenzione amministrativa”.
“Alziamo le nostre voci – conclude il comunicato del network – per la liberazione di Bilal Kayed e dei suoi compagni in detenzione amministrativa affinché tale pratica smetta di essere applicata. Noi chiediamo la liberazione di tutti i detenuti palestinesi e siamo vicini alla causa per cui combattono: la libertà della Palestina e del suo popolo”. Nena News