Lo spettro del fascismo che ha tormentato l’Europa per gran parte del secolo scorso sembra ormai appartenere a un passato lontano. A meno che non siate musulmani, scrive il giornalista Charles B. Anthony
di Charles B. Anthony – Middle East Eye
Roma, 14 dicembre 2015, Nena News - Le politiche di estrema destra sembrano ormai rappresentare la tendenza dominante nell’opinione pubblica, con il Front National di Marine Le Pen che risulta essere il primo partito in Francia e il candidato repubblicano Donald Trump che chiede di vietare l’ingresso agli immigrati musulmani.
Il cocktail letale dei due attacchi di Parigi, di 15 anni di guerra e terrore e di una sinistra francese allo sbando, più incline ad assecondare che non a contrastare le argomentazioni della destra, ha contribuito a sdoganare il pregiudizio anti-islamico della Le Pen. In America, la sparatoria di San Bernardino ha radicalizzato i sentimenti islamofobi già esistenti. Sarebbe auspicabile che le persone si indignassero allo stesso modo per tutti gli episodi di cronaca simili.
Secondo il centro di ricerca New America, di Washington, i sostenitori della supremazia dei bianchi e gli estremisti di destra hanno ucciso molte più persone dei jihadisti sul territorio americano, ma i musulmani vengono additati come il nemico pubblico numero uno dalla politica. Il white power dà ai bianchi un privilegio: se sono loro a sparare, verranno reputati instabili mentalmente; gli altri saranno invece considerati terroristi.
Lo spettro del fascismo che ha tormentato l’Europa per gran parte del secolo scorso sembra ormai appartenere a un passato lontano, a meno che non siate musulmani. E vista l’ondata incessante di paura e odio, sarebbe il caso di trarre una lezione dalla storia.
Non si può essere ottimisti vedendo da che parte soffia il vento. La crisi finanziaria globale, insieme alla più grande crisi dei rifugiati dalla Seconda Guerra mondiale, offrono terreno fertile per la crescita di pulsioni fasciste. Così come per i cambiamenti climatici, navigare a vista nel presente senza confrontarci con il passato potrebbe risultare una strategia fallimentare.
Voglio dirlo senza mezzi termini: oggi, i musulmani sono i nuovi ebrei. Costantemente denigrati sulla stampa, usati come capro espiatorio dai politici, vittime di aggressioni in strada sempre più numerose, vengono puniti per la loro fede e per la loro cultura, condannati in virtù di un pregiudizio ebbro di una smodata sete di supremazia.
Per comprendere il parallelismo tra antisemitismo e islamofobia, bisogna analizzare i meccanismi politici del razzismo. La sua funzione primaria è di tipo economico, secondo il principio divide et impera; dalla schiavitù alla guerra al terrore, passando per il colonialismo e l’Europa fascista.
È stato il razzismo ad acquietare le nostre coscienze mentre, condannando gli orrori della schiavitù, raccoglievamo però i vantaggi della tratta dei neri. In Germania, attribuire tutta la responsabilità dei problemi economici a un solo gruppo etnico ha favorito l’ascesa al potere di Hitler. Il processo di disumanizzazione è servito a coprire la brutalità dell’impero britannico che navigava nei mari del mondo allo scopo di dominare “l’altro”.
Oggi, è la ricerca imperialista di egemonia, risorse e potere a giustificare una forma moderna di un antico sentimento di odio. L’islamofobia è razzismo allo stato puro, nonostante le deboli giustificazioni di quanti, per legittimare il pregiudizio contro i musulmani, sostengono che l’“Islam non sia una razza”. Quando un uomo di 82 anni, di fede musulmana, viene accoltellato e ucciso mentre torna a casa dalle preghiere del venerdì, le disquisizioni semantiche non reggono.
La diffusione del sentimento islamofobo è direttamente proporzionale all’aumento di quella spirale di violenza nota come guerra al terrore. Per sua natura, l’islamofobia copre il sangue di macerie; cela il volto di un bambino morto sotto il velo degli inevitabili danni collaterali. Loro sono terroristi; noi, ovviamente, no.
Le guerre sull’altra sponda del Mediterraneo si intensificano e nascono nuove mostruosità, la violenza raggiunge le nostre coste e noi non possiamo fingere di non conoscerne le cause profonde. Frankenstein ha molte abilità, ma di certo non può negare le origini stesse della sua creazione.
L’Islam politico militante è nato nelle celle dell’Egitto di Nasser, aiutato dalla CIA come compensazione al nazionalismo panarabo che stava sorgendo in Afghanistan, come ausilio per contrastare la Russia, mentre i nostri fedeli alleati sauditi diffondevano i germi dell’ideologia wahhabita da Peshawar a Tunisi.
La disastrosa guerra in Iraq ha fornito l’ossigeno necessario ad alimentarlo. Dopo essersi radicata, Al-Qaeda ha mutato forma grazie alla sanguinosa propaganda di Abu Musab al-Zarkawi. Poi è arrivata la distruzione della Libia, sostenuta dalla NATO per destabilizzare la Siria, nella speranza di rovesciare agevolmente il governo di Assad; l’Occidente ha quindi chiuso un occhio mentre l’ISIS, creatura di al-Qaeda, piazzava la sua bandiera bianca e nera.
Quando Phillip Hammond, Segretario britannico per gli affari esteri, in occasione del voto favorevole al bombardamento della Siria, ha dichiarato: “Dopo la decisione di stasera, la Gran Bretagna è un posto più sicuro”, è stato come annullare 15 anni di guerra e terrore. Con questi politici, chi ha bisogno di nemici?
Dalla palude degli estremismi, sorgono anche i gruppi di matrice “contro jihadista”. L’organizzazione contro il razzismo Hope Not Hate ne ha contati 920 in 22 Paesi e ha relazionato sui loro metodi di finanziamento. I contro-jihadisti dovrebbero rivedere i contenuti del loro reazionario messaggio: alienare ulteriormente ciò che è già alienato non farà che alimentare la propaganda radicale dell’ISIS.
È questo il mondo che voglio lasciare a mio figlio? Una deprimente spirale di violenza che, a ogni brusca virata, non fa che aumentare? In arabo, il nome di mio figlio significa “Cavaliere della pace”. Un futuro di guerra, terrore e ostilità verso i musulmani mette a repentaglio la sua stessa esistenza. Ha sangue ebreo, irlandese e pachistano-musulmano: tre gruppi violentemente colpiti dal razzismo in Europa. Una discendenza, la sua, che incarna la forza che supera le avversità.
Per la sicurezza di mio figlio, oggi come in futuro, mi impegno a combattere questa fobia con ogni molecola del mio corpo e della mia mente. Le fondamenta che gettiamo oggi sosterranno le mura del futuro. La storia dovrebbe insegnarci dove l’odio e il pregiudizio possono trascinare i nostri animi.
Chiunque voglia attaccare i Musulmani, in strada come da una tribuna politica, dovrà vedersela con la mia resistenza. Chi vuole continuare a perseguire le stesse fallimentari politiche di guerra e terrore, non può aspettarsi il silenzio. Il mondo è la nostra casa e non possiamo sbagliare, la mia motivazione personale è il futuro di mio figlio, ma non serve averne una per combattere questo cancro: il fascismo è mutevole, ieri ha colpito gli ebrei, oggi i musulmani, domani le vittime potreste essere voi. Nena News
(Traduzione a cura di Romana Rubeo)