Secondo le Nazioni Unite, la decisione statunitense potrebbe portare ad un aumento del cibo del 400% mettendo a rischio la vita di milioni di yemeniti
della redazione
Roma, 15 gennaio 2021, Nena News – La decisione di domenica degli Stati Uniti di considerare il movimento yemenita houthi filo-iraniano “organizzazione terroristica” potrebbe causare “una carestia su larga scala che non vediamo da quasi 40 anni”. A dirlo è stato ieri Mark Lowcock, Direttore generale dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari umanitari. Lowcock ha quindi chiesto a Washington di annullare la decisione, sottolineando come tale disposizione potrebbe portare ad una aumento del cibo del 400%. Intervenendo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, l’alto funzionario ha evidenziato come già “50.000 yemeniti rischiano di morire di fame in quella che è già una piccola carestia”. Numeri però che potrebbero essere decisamente più grandi perché “altri 5 milioni si trovano soltanto poco dietro” e pertanto “ogni decisione che il mondo prende ora deve tenere in considerazione questo aspetto”.
Domenica il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo aveva annunciato al Congresso americano l’intenzione dell’amministrazione Trump di designare gli houthi come gruppo terroristico il 19 gennaio, un giorno prima dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca. Pompeo ha spiegato che bisogna ritenere il gruppo responsabile per i suoi “atti terroristici, tra cui rientrano anche gli attacchi transfrontalieri, le minacce ai civili, alle infrastrutture e alle spedizioni commerciali”. Le parole del Segretario avevano suscitato dure critiche da parte delle organizzazioni umanitarie che avevano immediatamente sottolineato il rischio di un’eventuale peggioramento della carestia. Un’argomentazione ripresa ieri da Lowcock che già lo scorso mese aveva detto al Consiglio di Sicurezza che lo Yemen importa il 90% del suo cibo e che i rifornimenti arrivano nel Paese solo attraverso rotte commerciali. Le organizzazioni umanitarie danno infatti alle persone voucher o soldi in contanti per comprare il cibo importato nei mercati.
Il rischio, secondo le ong, è che ora, con la designazione degli houthi come “terroristi”, molti rifornitori rifiuteranno di fare affari con lo Yemen poiché temeranno di incorrere nella regolamentazione statunitense che potrebbe o tagliarli fuori dal commercio o perfino metterli in carcere. Questo scenario sta già producendo conseguenze sulla popolazione yemenita. “Gli yemeniti – ha spiegato Lowcock – stanno affollando mercati e negozi per fare scorte di ciò che possono permettersi. Le famiglie hanno paura che non arriverà più cibo o altri prodotti dopo la decisione americana”.
Washington si è difesa però dalle critiche dicendo nei giorni scorsi che le sue sanzioni non impatteranno sull’assistenza umanitaria e che sta pensando di dare licenze ed esenzioni. Una tesi che convince Lowcock. Queste misure, a suo dire, “non risolveranno il problema poiché non sono le ong a importare la maggior parte del cibo” e pertanto l’unica soluzione sta nell’annullare la decisione presa. Resta da capire cosa deciderà di fare il nuovo presidente americano Biden. Secondo gli analisti, il leader democratico dovrebbe prendere una posizione dura contro gli attacchi sauditi in Yemen e già diversi deputati democratici hanno chiesto alla sua nuova amministrazione di ribaltare la designazione degli houthi come gruppo terroristico. Nena News