Gli ordini di demolizione sono stati emessi relativamente ad abitazioni, cisterne e baracche nell’area C, che è sotto il totale controllo di Israele
di Amira Hass – Haaretz
(Traduzione di Cristiana Cavagna)
Gerusalemme, 10 settembre 2015, Nena News – Secondo i dati dell’Amministrazione Civile israeliana in Cisgiordania, più di 11.000 ordini di demolizione minacciano almeno 13.000 strutture palestinesi nella parte di Cisgiordania nota come Area C, sotto totale controllo israeliano. I dati mostrano che nel periodo 1988-1995 in media ogni anno sono stati emessi solo 49 ordini di demolizione nel 60% della Cisgiordania, denominata Area C in base agli Accordi di Oslo del 1993. La media è salita a 304 tra il 1996 e il 2001, quindi a 511 tra il 2002 e il 2009; in questi 13 anni c’è stato un lento ma costante incremento di anno in anno. Ma tra il 2010 e il 2014 la media è quasi raddoppiata, fino a 966 ordini all’anno.
Gli ordini di demolizione riguardano diversi tipi di strutture, dalle abitazioni agli edifici pubblici solidamente costruiti con blocchi (di cemento), alle tende e alle fragili baracche, agli ovili, ai bagni trasportabili, ai tralicci dell’elettricità, ai pannelli solari e alle cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Ciò che hanno tutte in comune è che sono state costruite senza i permessi dell’Amministrazione Civile.
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha analizzato i dati dell’Amministrazione Civile, ottenuti grazie alla richiesta di libertà di informazione presentata da Binkom Planners for Planning Rights [“Binkom-Pianificatori per pianificare i diritti”, organizzazione no profit di urbanisti e architetti per consolidare la democrazia e i diritti umani, ndtr]e dal ricercatore indipendente Dror Etkes. Il rapporto dell’OCHA sarà pubblicato oggi (lo scorso 7 settembre, ndr).
I dati mostrano che dal 1988 alla fine del 2014 Israele ha emesso 14.087 ordini di demolizione di strutture palestinesi. Di questi, 2.802, cioè il 19,9%, sono stati eseguiti. In quegli stessi anni, l’Amministrazione Civile ha emesso 6.984 ordini di demolizione di strutture edificate da coloni ebrei. Di questi, solo 854, cioè il 12%, sono stati eseguiti.
Nell’Area C vivono circa 300.000 palestinesi e 356.000 coloni. Ma il rapporto dell’OCHA sottolinea che un raffronto meramente numerico non è corretto, perché le due popolazioni partono da situazioni radicalmente differenti.
L’Amministrazione Civile ha già approvato i piani regolatori per le colonie ebraiche su 282.174 dunams (unità di misura israeliana, pari a 1000 m2, ndtr), ovvero l’8,5% dell’Area C. La superficie non pianificata compresa entro i confini municipali delle colonie è molto più vasta. Invece i piani regolatori approvati per le comunità palestinesi coprono solo 18.243 dunams, meno dell’1% dell’Area C.
Inoltre, secondo il rapporto, i palestinesi hanno presentato 2.030 richieste di permesso di costruzione tra il 2010 e il 2014, e ne sono state approvate solo 33, l’1,5%. Di contro, Israele ha presentato bandi per la costruzione di 2.359 unità nelle colonie nel solo 2014. L’OCHA ha iniziato a documentare la demolizione delle strutture palestinesi a metà degli anni 2000. Nel 2009 ha documentato 190 demolizioni, che sono salite a 351 nel 2010 ed hanno toccato un picco di 577 nel 2011. Nel 2012, 2013 e 2014 i numeri sono stati rispettivamente di 524, 564 e 496. Ma quest’anno sta per registrare un nuovo record, con 384 demolizioni solo nei primi sei mesi.
Il rapporto riferisce anche la motivazione addotta da Israele per le demolizioni: sono una legittima misura di applicazione della legge della Giordania, in vigore quando Israele ha occupato la Cisgiordania nel 1967, di cui le Convenzioni dell’Aja impongono il rispetto da parte di una potenza occupante, così come degli ordini militari emanati dal 1967 e dell’accordo temporaneo del 1995 con i palestinesi, che affermava che la pianificazione nell’area C dovesse essere approvata dalle agenzie di pianificazione israeliane.
In risposta al rapporto, il Coordinatore delle attività del governo nei territori ha scritto: “Le cifre che compaiono nel rapporto non corrispondono a ciò che sta accadendo sul terreno, poiché, tra l’altro, il rapporto include dei dati relativi a Gerusalemme est, che non è sotto la nostra giurisdizione. Secondo gli accordi temporanei firmati da Israele e dall’Autorità Nazionale Palestinese, accordi riconosciuti dalla comunità internazionale, tutte le costruzioni nell’Area C richiedono l’autorizzazione delle autorità responsabili. Occorre considerare che l’Amministrazione Civile sta attualmente lavorando a 13 progetti, in base alle richieste per la popolazione palestinese, piani che sono in avanzata fase di pianificazione, quattro delle quali hanno già superato la fase di pianificazione.”
Contrariamente a quanto affermato nella risposta, il rapporto dell’OCHA include edifici nel distretto di Gerusalemme dell’Autorità Nazionale Palestinese, ma non include quelli a Gerusalemme est. Nena News