Con 132 sì e un solo no nasce il governo di unità libico. Oggi Netanyahu dovrebbe volare negli Emirati arabi: già si parla di incontro ufficioso con Mohammed bin Salman ma al momento nessuna certezza sulla partenza. Due organizzazioni per i diritti umani denunciano: bambini bahraniti picchiati e minacciati di stupro dalla polizia
della redazione
Roma, 11 marzo 2021, Nena News
Libia, con 132 sì e un solo no nasce il governo di unità
Messe da parte le accuse di bustarelle per garantirsi l’elezione, ieri il neo premier del governo unitario libico, Abdelhamid Dabaiba, ha ottenuto la fiducia del parlamento riunito a Sirte: 132 voti a favore, un solo contrario. Ottimo risultato soprattutto alla luce delle resistenze palesatesi martedì, quando il voto era stato rinviato a causa di disaccordi su alcuni dei ministri indicati dall’imprenditore vicino agli islamisti: tra i contrari c’era Aguira Saleh, presidente della camera di Bengasi e rivale di Dabaiba al Forum del dialogo di Tunisi dove si è svolta l’elezione del primo ministro.
I ministri sono aumentati rispetto alla lista originale, da 26 a 35, e giureranno a Bengasi la prossima settimana. «Vogliamo una Libia unita», ha commentato Dabaiba promettendo di ricucire il paese, frammentato in innumerevoli poteri e autorità diverse, e di portarlo a elezioni il prossimo 24 dicembre, come previsto.
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Israele, Netanyahu oggi vola ad Abu Dhabi. Forse
Oggi il primo ministro israeliano visiterà gli Emirati arabi, prima visita di un premier di Tel Aviv nel paese a seguito dell’accordo di normalizzazione che lo Stato ebraico ha siglato con la monarchia del Golfo, il Bahrain, il Marocco e il Sudan lo scorso anno. Al momento però Netanyahu è ancora bloccato a Gerusalemme pare, dicono i media israeliani, per il ricovero in ospedale della moglie
In ogni caso si tratta di un viaggio storico, dunque, che servirà a rafforzare le neonate – ufficialmente, perché dietro le quinte già esistevano da tempo – relazioni con gli Emirati, in un periodo caldo per il primo ministro in calo nei sondaggi in vista delle elezioni parlamentari del 23 marzo prossimo. Ad Abu Dhabi Netanyahu dovrebbe incontrare il principe ereditario emirato Mohammed bin Zayed Al Nahyan e, secondo l’emittente israeliana Kan, anche il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, incontro che i media sauditi smentiscono.
Al centro della discussione ci saranno gli accordi bilaterali che Israele ed Emirati hanno messo sul tavolo a seguito dell’Accordo di Abramo e che coinvolgono diverse sfere, dalla finanza al commercio, dalle telecomunicazioni all’energia. Ma ci sarà anche il convitato di pietra, l’Iran, il paese il cui isolamento politico ed economico ha fatto da vero cemento all’intesa con la benedizione dell’allora presidente americano Trump.
I palestinesi si chiederanno se la loro situazione sarà presente nella discussione ad Abu Dhabi: gli Emirati avevano posto come condizione all’accordo la sospensione del piano di estensione della sovranità israeliana su circa il 30% della Cisgiordania occupata, che Israele ha accordato anche se ufficialmente nega di aver frenato per poter concludere l’intesa. Ma da decenni la questione palestinese non è più – se lo è mai stata – una priorità per moltissimi paesi arabi, a partire dal Golfo che non ha avuto problemi ad avvicinarsi a Israele mentre permane l’occupazione militare dei Territori palestinesi.
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Bahrain, bambini manifestanti picchiati e minacciati di stupro
L’accusa è pesantissima: secondo Human Rights Watch e il Bahrain Institute for Rights and Democracy, durante le proteste del mese scorso, decimo anniversario della primavera bahranita, le forze di sicurezza del paese del Golfo hanno arrestato e picchiato manifestanti minorenni e li hanno minacciati di stupro e di torture con l’elettricità.
Le due organizzazioni per i diritti umani citano i casi di 13 ragazzini tra gli 11 e i 17 anni, detenuti a metà febbraio in vista delle annunciate proteste pro-democrazia. Cinque di loro hanno raccontato che “la polizia li ha picchiati, insultati e minacciati di elettrochoc con l2 batterie di un’auto. Un agente ha picchiato un 13enne e minacciato di stuprarlo”. Uno dei ragazzi, di 16 anni, è tuttora detenuto.
Nelle stesse ore, mentre usciva il rapporto delle due organizzazioni, il procuratore generale bahranita ha chiesto l’applicazione delle leggi che regolano la detenzione dei minori, mentre il governo ha ha affermato di seguire i principi di protezione dei bambini e di riabilitazione nella società quando il detenuto è minorenne. La realtà parla però di una repressione diffusa, di processi di massa e migliaia di arresti a seguito delle proteste, oltre al ricorso alla tortura. Nena News