L’attivista egiziana Sanaa Seif è stata condannata a un anno e mezzo di prigione in Egitto. In Turchia, il procuratore capo chiede la chiusura del partito di sinistra filo-curdo Hdp perché “colluso con i terroristi del Pkk”. Esperti Onu: “Embargo armi in Libia inefficace”
Roma, 18 marzo 2021, Nena News –
EGITTO
Ieri l’attivista egiziana Sanaa Seif è stata condannata a un anno e mezzo di prigione. Seif era stata rapita fuori l’ufficio del procuratore generale lo scorso 23 giugno mentre presentava un reclamo perché era stata aggredita il giorno precedente fuori la prigione di Tora dove è rinchiuso il fratello attivista Abdel Fattah. Da allora era stata messa in detenzione predibattimentale. Ieri, riferisce la sorella Mona Seif, la condanna “per aver diffuso false notizie sulla pandemia da Covid-19” e “aver usato Facebook per terrorizzare le persone”. Sempre la sorella Mona ha documentato on line le ferite subite dalla sorella, accusando la procura di aver ignorato le richieste della famiglia volte ad indagare gli abusi fisici subiti da Sanaa. Per Amr Magdi, ricercatore di Human Rights Watch, la sentenza di ieri è “ingiusta”. “Si dovrebbe piuttosto indagare l’aggressione fisica che ha subito – ha detto Magdi – La sentenza mostra come l’apparato giudiziario oggi in Egitto sia per lo più a servizio degli interessi politici del governo piuttosto che a servizio della giustizia”. Per l’arresto di Seif si sono mobilitate decine di personalità pubbliche tra cui gli attori di Hollywood Danny Glover, Maggie Gyllenhaal e Thandie Newton che firmarono una petizione ad agosto chiedendo all’Egitto di rilasciarla. Martedì cinque gruppi umanitari egiziani hanno condannato la detenzione di Seif sottolineando come il suo caso presenti “chiare e documentate violazioni”. Tra queste, anche quella di aver falsificato il rapporto circa il luogo dell’arresto”.
TURCHIA
Il procuratore capo della Corte Suprema d’appello della Turchia, Bekir Sahin, ha chiesto ieri presso la Corte Costituzionale la chiusura del partito di sinistra filo-curdo Hdp. La motivazione? Il partito “è colluso con il gruppo terroristico Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan, ndr) e “mira a distruggere l’unità del popolo e dello Stato”. “Attraverso le azioni e le dichiarazioni dei suoi membri – ha detto Sahin – il partito ha provato a distruggere l’unità inseparabile dello stato e della nazione turca”.
Ieri, inoltre, il parlamento turco aveva revocato il seggio del deputato dell’Hdp Faruk Gergerlioglu, condannato lo scorso 19 febbraio a due anni e sei mesi di carcere perché accusato di aver “fatto propaganda” in favore del Pkk. Con la perdita del seggio di Gegerlioglu, il partito ha attualmente 55 deputati nel parlamento di Ankara, a fronte dei 289 del partito Giustizia e sviluppo del presidente Erdogan. L’ex co-presidente dell’Hdp, Selahattin Demirtas, due volte candidato alla presidenza turca (nel 2014 e nel 2018), si trova in carcere in attesa di giudizio dal novembre 2016 perché accusato di terrorismo in nome di presunti legami fra il suo partito e il Pkk.
La decisione di Sahin sarà stata accolta ieri con favore da Devlet Bahceli, leader del partito nazionalista Mhp (partner di coalizione di Erdogan) che ha più riprese ha chiesto la chiusura dell’Hdp. L’assalto delle istituzioni turche contro la forza di sinistra è nei numeri: negli ultimi due anni 50 sindaci dell’Hdp sono stati rimossi e più di 7.000 membri sono stati arrestati con accuse di terrorismo.
LIBIA
L’embargo sulle armi imposto in Libia dal 2011 è “totalmente inefficace”. E’ quanto hanno detto martedì un gruppo di 6 esperti dell’Onu. Il loro rapporto, infatti, sottolinea “violazioni palesi e ampie” da parte di vari attori tra cui gli stati membri. Secondo gli esperti, la responsabilità per il mancato rispetto dell’embargo dipende dalle forze straniere, dai mercenari e dagli attori non statali. Le accuse sono accompagnate da foto, diagrammi e mappe contenute all’intero di un rapporto di più di 550 pagine che copre il periodo che va da ottobre 2019 a gennaio 2021.