E’ questa la minaccia che ha lanciato oggi Yoav Galant, ministro dell’edilizia del governo Netanyahu , mentre nel Nord di Israele proseguono le esercitazioni di preparazione ad una possibile guerra tra lo Stato ebraico e il movimento sciita libanese
della redazione
Roma, 14 settembre 2017, Nena News - ”Se Hezbollah farà l’errore di andare a un conflitto con Israele, il Libano tornerà all’età della pietra”. E’ questa la minaccia a tutto il Libano che ha lanciato oggi Yoav Galant, ministro dell’edilizia del governo Netanyahu e generale della riserva, mentre nel Nord di Israele proseguono le esercitazioni militari di preparazione proprio ad una possibile guerra tra lo Stato ebraico e il movimento sciita libanese. ”Hezbollah è oggi un nemico atipico perché nel mondo non sono molti a disporre di 100 mila missili” ha detto Galant in un’intervista radiofonica. Secondo Galant l’Iran si starebbe assicurando il controllo di fatto di un territorio va dal Golfo fino al Mediterraneo. E’ questa la teoria del cosiddetto “corridoio sciita” che, nelle affermazioni israeliane, porterebbe Tehran a stabilire basi militari permenenti in Siria.
Intanto sarebbe arrivata ieri sera a destinazione a Deir Ezzor, il capoluogo dell’omonima provincia orientale siriana, la carovana di autobus e veicoli con a bordo 300 jihadisti dello Stato islamico e le loro famiglie evacuati dalla zona libanese di Arsal e da quella siriana di Qalamun, come previsto da un accordo mediato dal movimento sciita libanese Hezbollah e approvato da Damasco. Da parte sua lo Stato islamico ha rilasciato un combattente di Hezbollah, Ahmed Matuq, che aveva catturato alcuni mesi fa. Lo riferiscono fonti locali. Non è però chiaro se a Deir Ezzor siano giunti tutti gli autobus dei jihadisti. La Coalizione militare a guida statunitense in un primo momento aveva fermato, con bombardamenti aerei, il convoglio costringendolo a dividersi in due parti.
L’accordo per il trasferimento dei miliziani nella provincia siriana confinante con l’Iraq è stato fortemente contestato da Baghdad che, sottolineando di non essere stata consultata preventivamente, ha accusato i governi di Damasco e Beirut di aver spostato ad Est miliziani armati spingendoli di fatto a passare il confine e a stabilirsi nella adiacente regione irachena dell’Anbar. Proteste che avevano fornito a Washington il pretesto per lanciare nuove accuse ad Hezbollah e al presidente siriano Bashar Assad e per ordinare agli aerei della Coalizione di fermare gli autobus con a bordo di jihadisti bombardando la strada che stavano percorrendo. “I terroristi vanno eliminati non trasferiti” aveva spiegato il portavoce della Coalizione. Per giorni gli automezzi sono rimasti fermi in una zona semidesertica fino a quando gli Usa hanno rinunciato ai loro propositi. Beirut da parte sua ha spiegato che l’accordo per il trasferimento dei miliziani dello Stato islamico si è reso necessario per individuare il luogo dove erano stati uccisi e sepolti nove militari libanesi catturati nel 2014 ad Arsal.
Tutto era cominciato a fine agosto, al termine dell’offensiva “Jroud Dawn” contro l’Isis fra le città cristiane di Al Qaa e Ras Baaalbek lanciata dall’esercito libanese sul confine con la Siria. Il 27 agosto le forze libanesi hanno annunciato il cessate il fuoco a cui sono seguite le operazione di ricerca dei cadaveri di nove militari e il raggiungimento dell’accordo per il trasferimento dei jihadisti. Nena News