Mkallech e Dainane fermati dopo un incidente stradale. Pochi giorni fa erano tornate in piazza le donne dopo la quarta morte da dicembre nelle miniere abbandonate
della redazione
Roma, 12 marzo 2018, Nena News – L’8 marzo le donne di Jerada, nel nord-est del Marocco, sono scese nella principale strada della città per protestare contro l’ennesima morte di un giovane nelle “minerie della morte”. Hanno chiesto giustizia sociale, lavoro, sviluppo economico.
Pochi giorni prima un ragazzo di 25 anni era morto nella miniera abbandonata di Sidi Boubker, ucciso dalla corrente elettrica di un compressore. Una morte che ne segue ad altre tre da dicembre, tutti giovani marocchini morti mentre tentavano di recuperare carbone dai giacimenti abbandonati negli anni Novanta nella zona, mai bonificati né messi in sicurezza e fonte di reddito mai sostituita dalle autorità centrali.
La risposta alla disoccupazione e la mancanza di opportunità si è tradotta per molti nel rischiare la vita per recuperare un po’ di carbone da rivendere a 6-8 euro a ristoranti o alberghi e nella fuga: negli ultimi 20 anni migliaia di persone hanno lasciato le comunità per mancanza di lavoro, aggravata dalla chiusura dei confini da parte della vicina Algeria.
Quelle morti hanno provocato reazioni di rabbia nella provincia, manifestazioni partecipate che da dicembre hanno avuto Jerada come centro. Il governo di Rabat ha provato a rispondere: il 10 febbraio una delegazione governativa, guidata dal governatore Saad Eddine el Othmani, ha fatto visita alla città di Oujda e promesso misure per rilanciare lo sviluppo economico nella provincia dimenticata. Tra queste misure, assistenza sanitaria per i minatori con malattie ai polmoni e ispezioni delle miniere chiuse. Già a gennaio, dopo la morte dei primi due giovani, Rabat aveva promesso un piano di sviluppo dell’area con un tasso di disoccupazione pari almeno al 20%, il doppio della media nazionale. A dicembre aveva promesso 1,23 milioni di euro di investimenti.
Ma risponde anche con le detenzioni: sabato due leader delle proteste di Jerada, Amine Mkallech e Mustafa Dainane, sono stati arrestati e sono tuttora in stato di fermo. Secondo fonti della procura Dainane è stato fermato dopo un incidente stradale e dunque “non in connessione con gli eventi della città di Jerada”. Anche Mkallech, aggiunge il Moroccan Association for Human Rights, è stato fermato per lo stesso motivo.
Gli attivisti si sono mobilitati: in tanti a Jerada, sostenitori del movimento popolare, hanno sostituito le loro immagini del profilo su Facebook con quella di Dainane per vederli sospesi poco dopo. Nena News