Condannati per le proteste di due settimane fa nella città di al-Hoceima. Il “movimento popolare”, intanto, ha incassato martedì il sostegno dell’Unione degli scrittori marocchini. In visita ufficiale a Rabat, il presidente francese Macron, invece, è stato “rassicurato” da re Mohammed VI
della redazione
Roma, 16 giugno 2017, Nena News – Un tribunale marocchino ha ieri condannato a 18 mesi di carcere 25 attivisti per le proteste nella città di al-Hoceima, nella regione marocchina del Rif. I fatti risalgono a due settimane fa quando 32 persone sono state arrestate in seguito a scontri con le forze dell’ordine. I tafferugli erano nati durante una retata della polizia per catturare il leader delle proteste nel Rif Nasser Zefzafi.
Le sentenze di ieri giungono dopo un processo durato 11 ore iniziato martedì: gli imputati sono stati condannati per “disturbo dell’ordine pubblico” e per “aver preso parte ad un raduno armato e non autorizzato”. L’avvocato della difesa Mohammed Ziane ha poi riferito che altri 7 manifestanti hanno avuto la pena sospesa, ma sono stati multati. “Queste sentenze sono un rifiuto palese di ogni tipo di dialogo con i dimostranti – ha denunciato Ziane – questa triste decisione alimenterà altre proteste e non è la strada giusta da seguire per porre fine a questa situazione”.
Resta poi da capire quale pena attenderà Zefzaf, il leader di al-Hirak al-Sha’abi (“Il movimento popolare”) alla testa delle mobilitazioni popolari nel Rif. Arrestato lo scorso 29 maggio, Zefzafi è detenuto a Casablanca insieme ad altri esponenti del “Movimento popolare” in attesa del processo. Il giro di vite deciso da re Mohammed VI contro i manifestanti è racchiuso nella freddezza dei numeri: 86 persone sono state finora rinviate a giudizio. Di queste, 30 sono accusate di aver “minato la sicurezza nazionale” e sono state arrestate.
Le sentenze di ieri sono giunte a pochi giorni dalla grande manifestazione di domenica che ha attraversato la capitale Rabat per chiedere alle autorità locali il rilascio degli attivisti arrestati durante le mobilitazioni degli ultimi mesi. Il corteo aveva attraversato la centrale via Mohammed VI al grido “Liberate i prigionieri” e “Libertà, dignità e giustizia sociale”. La manifestazione, promossa da varie organizzazioni e a cui ha aderito anche il partito islamico Adl wal Ihsan (Giustizia e carità), ha visto la partecipazione di migliaia di persone. 12.000-15.000 per il ministero degli interni, “un milione” per gli islamisti.
Il movimento di protesta, intanto, ha incassato martedì la solidarietà dell’Unione degli scrittori marocchini. In una nota, infatti, l’associazione ha esortato il governo a porre fine agli arresti e a liberare tutti gli attivisti fermati recentemente. “Seguiamo con grande interesse e preoccupazione le rivolte popolari che hanno luogo nel Paese – si legge nel comunicato – dichiariamo il nostro pieno sostegno per le giuste richieste delle persone della regione e la solidarietà con le loro lotte pacifiche”. Gli scrittori, inoltre, hanno invitato il governo a “rispondere alle istanze della popolazione del Rif piuttosto che ad ignorarle” stigmatizzando i tentativi di alcuni partiti “di sfruttare la sofferenza dei cittadini per soddisfare le proprie ambizioni politiche”. Due giorni fa, inoltre, 150 giornalisti marocchini hanno chiesto a Rabat l’immediato rilascio di 7 operatori dell’informazione e blogger arrestati mentre coprivano le proteste del Rif.
Le autorità marocchine per ora non commentano, ma possono dirsi soddisfatte del silenzio, quando non proprio sostegno, europeo. Significativa, a tal riguardo, la visita ufficiale di ieri a Rabat del neo presidente francese Macron. Il leader transalpino, infatti, ha detto di aver offerto il suo appoggio al re per quanto succede nel Rif, ma di essere stato rassicurato perché non “c’è alcun motivo da temere per una rinnovata repressione”. Il sovrano, ha spiegato il leader francese, è apparso seriamente impegnato a offrire “una risposta di lunga durata alle profonde cause del conflitto”.
Macron e re Mohammed VI hanno poi discusso della crisi del Golfo in seguito al boicottaggio del Qatar da parte di alcuni stati arabi e islamici. Sottolineando l’importanza della stabilità in Medio Oriente, Macron ha affermato che è importante che le varie “parti [del conflitto] tornino a parlare” condividendo con il sovrano marocchino la “preoccupazione” per quanto sta avvenendo. Nel tentativo di calmare gli animi, il capo dell’Eliseo ha affermato che inviterà i leader regionali a Parigi per ulteriori discussioni. Nena News