Nello stato africano sono in corso dal 2014 ripetute violazioni dei diritti umani nei confronti delle persone con albinismo. Secondo fonti di polizia, sono almeno 18 le persone uccise da bande criminali. Sono presi di mira per la credenza che le loro parti del corpo racchiudono poteri magici
di Federica Iezzi
Lilongwe (Malawi), 14 giugno 2016, Nena News – Ripresa per l’ennesima volta, dall’ultimo report di Amnesty International, la discriminazione verso le persone con albinismo in Africa. Questa volta si parla di Malawi. E’ ormai dal novembre 2014, che in Malawi sono in corso, da parte di bande criminali, violazioni dei diritti umani nei confronti delle persone con albinismo, compresi abusi verbali, rapimenti, sequestri, violenze e omicidi. Secondo il Malawi Police Service, sono stati commessi 69 reati nei confronti di albini. Almeno 18 persone sarebbero state uccise, altre cinque rimangono tuttora disperse.
Secondo il Ministero di genere, bambini, disabilità e previdenza sociale del Malawi, dal 2009 sono stati segnalati crescenti numeri di rapimenti, omicidi e esumazioni dei resti delle persone con albinismo, in particolare nelle zone al confine tra Malawi e Mozambico, come Mulanje, Phalombe e Machinga. Sono tra 7.000 e 10.000 le persone con albinismo in Malawi che vivono con la paura di perdere la vita. Vengono prese di mira per la credenza che le loro parti del corpo racchiudano poteri magici.
Le donne e i bambini con albinismo sono ancora le categorie più vulnerabili. Le donne devono affrontare anche il pericolo di stupri e abusi sessuali per l’insensata credenza che fare sesso con una donna albina sia in grado di curare l’AIDS.
Alti funzionari governativi, compreso il Presidente Peter Mutharika, hanno pubblicamente condannato gli attacchi contro le persone con albinismo e hanno annunciato una serie di misure legali pesanti, nell’ambito di un più ampio piano di risposta nazionale.
Tuttavia, queste misure non sono riuscite ancora a fermare la violenza. Spesso sanzioni e incriminazioni non sono commisurati alla gravità dei reati. L’incapacità di condurre ricerche efficaci sui crimini contro le persone con albinismo, in Malawi, è strettamente legata alla mancanza di accesso a strumenti e attrezzature per indagini forensi e alla scarsa remunerazione del lavoro.
Amnesty International continua a sollecitare il governo del Malawi a condurre una campagna contro la mitologia diffusa attorno all’albinismo, a identificare e rintracciare le bande criminali, a combattere gli alti tassi di povertà e il basso livello di istruzione, che guidano la maggior parte dei reati contro gli albini. L’albinismo è una rara, non contagiosa, condizione ereditaria, presente fin dalla nascita. E’ indipendente dal sesso e dall’appartenenza etnica. Risulta dovuta alla mancanza della pigmentazione di melanina nei capelli, nella pelle e negli occhi.
L’ignoranza di questi fattori ha contribuito in Africa all’esclusione della Comunità albina, alla sua stigmatizzazione e alla negazione dei diritti fondamentali economici, sociali, culturali, all’istruzione e alla sanità. Il Malawi è uno dei 23 Paesi africani dove le persone con albinismo affrontano forme estreme di discriminazione che includono rapimenti, uccisioni e mutilazioni, sulla base di superstizioni e miti.
Segnalate violenze sugli albini anche in Tanzania, Kenya e Burundi. Presumibilmente le loro parti del corpo vengono vendute per l’uso in rituali. In particolare le ossa, secondo la tradizione contenenti oro, sarebbero vendute per grosse cifre ai professionisti della medicina popolare in Malawi e Mozambico per l’uso in farmacia e stregoneria, nella convinzione che essi portano ricchezza e buona fortuna. Nascondersi dietro i radicati miti e le superstizioni sull’albinismo non è la soluzione. Districare e risolvere infatti i fattori socio-economici che alimentano questa violenza, come l’alta disoccupazione, la crescita economica vincolata, la disuguaglianza e la povertà, significherebbe impostare le condizioni necessarie per evitare la prosperità di credenze dannose. Nena News
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