L’intramontabile lavoro dell’intellettuale Edward Said resta uno dei testi più attuali per compredere il conflitto israelo-palestinese. Una delle pochissime “interpretazioni palestinesi” della storia di questo popolo
di Cristina Micalusi
Roma, 16 gennaio 2015, Nena News – Eccola di nuovo preponderante con tutta la sua tragicità: La Questione Palestinese che il grande intellettuale e militante per la Palestina, Edward Said, ha sempre cercato di mettere alla ribalta. Nonostante molti analisti mettano ai margini, oggi come ieri, il cosiddetto conflitto israelo-palestinese, quasi a farlo ricadere nell’oblio.
Questo libro del 1979 mette in evidenza gli aspetti politici e militari che hanno sconvolto la vita quotidiana del popolo palestinese. Il progetto sionista che, persegue la cancellazione della Palestina e dei suoi legittimi abitanti, viene vissuto sulla pelle di quel popolo che, acquisita la consapevolezza di questa ingiustizia, non si riduce ad accordi e patti politici che non gli restituiranno il diritto di vivere liberi in casa propria.
È un testo ricco di dati, appassionato e, soprattutto, utile. Esso rappresenta una delle pochissime ” interpretazioni palestinesi ” della storia della Palestina.
Ancora oggi ci aiuta a capire le ragioni storiche di ciò che oggi sta accadendo nella terra più amata.
Dopo tutti i fallimenti, dagli accordi di Oslo, alla mediazione statunitense, dopo l’esplosione della seconda Intifada, la continua devastazione di Gaza e dei suoi abitanti e con la strage senza fine dei Palestinesi, il prezioso contributo di Said è il tentativo di analizzare la questione palestinese da un punto di vista palestinese e non genericamente arabo o islamico, e lo fa a partire dagli inizi dell’intera vicenda; dalla nascita del movimento sionista, il permeare di quell’ideologia nella cultura colonialista europea negli ultimi decenni dell’ Ottocento con il conseguente fenomeno migratorio verso la Palestina.
Said si occupa in particolare di un tema cruciale, mostrando un’ampia documentazione: la Palestina non era un deserto nei decenni a cavallo tra Ottocento e Novecento, quando le potenze europee, in prima fila l’Inghilterra, incoraggiavano il movimento sionista a occupare la Palestina. Lì vivevano i palestinesi che parlavano l’arabo ed erano per la maggior parte musulmani sunniti, con presenza di minoranze di cristiani, drusi, sciiti.
Tutta la vicenda dell’invasione sionista della Palestina e della autoproclamazione dello stato d’Israele ruota attorno ad una sistematica strategia politica: la negazione dell’esistenza del popolo palestinese.
È in nome di questa logica coloniale che inizia lo stillicidio e lo sradicamento del popolo palestinese.
Said conclude, dopo aver osservato il problema degli insediamenti illegali in Cisgiordania e a Gerusalemme, che il ” peccato originale ” dello stato d’Israele è il suo carattere sionista e i suo rifiuto a convivere pacificamente con il popolo palestinese.
L’ideologia sionista è riuscita ad ottenere la progressiva conquista “dall’interno” della Palestina; grazie anche alla persecuzione antisemita e alla tragedia dell’Olocausto. E ciò continua a far credere che l’elemento indigeno sia fatto dagli ebrei e che i palestinesi siano gli stranieri. Ma qui sta anche l’enorme errore della classe politica israeliana e della potente élite ebraica statunitense: genti palestinesi esistevano in Palestina prima della creazione dello stato d’Israele, continua ad esistere nonostante lo stato d’Israele e continuerà a sopravvivere malgrado le continue sconfitte, devastazioni e umiliazioni. Nena News
*Edward W. Said (Gerusalemme 1935- New York 2003) è stato uno scrittore palestinese, naturalizzato statunitense.
Anglista, ha insegnato lingua e letteratura comparata alla Columbia University, teorico letterario, è particolarmente noto per la sua critica al concetto di Orientalismo.
Titolo: La questione Palestinese
Autore: Edward W. Said
Editore: Il Saggiatore
Anno: 2011