Nel voto di ieri a Ginevra dei delegati del Foro di Dialogo Politico libico non si è raggiunto il quorum necessario per essere eletti nel nuovo consiglio presidenziale. Si passa ora al sistema delle liste
della redazione
Roma, 3 febbraio 2021, Nena News – Come era scontato, non è arrivata ieri da Ginevra la fumata bianca per il nuovo Consiglio di Presidenza della Libia: nessuno dei 24 candidati infatti ha raggiunto il quorum necessario per essere eletto nell’ambito dei lavori del Foro di dialogo politico libico (Lpdf) riunito nella città svizzera dalla Missione Onu in Libia (Unsmil). L’obiettivo della 5 giorni di Ginevra (iniziata due giorni fa) è quello di formare il nuovo governo transitorio (presidente, due vice-presidenti e un premier) che dovrà condurre la Libia alle elezioni del 24 dicembre.
Secondo quanto stabilito dall’Onu, fallita la votazione di ieri, i delegati del Lpdf passeranno al sistema delle liste con i 4 membri (il presidente, due vice e il primo ministro) e ala successiva votazione con un quorum fissato al 60% (non al 70% come ieri). Qualora dovesse fallire anche questa votazione, allora si passerà al 50% più uno dei presenti. Ogni lista che verrà sottoposta al voto della sessione plenaria deve ricevere 17 sottoscrizioni: otto dalla regione della Tripolitania (ovest), sei da quella dell’est (Cirenaica), tre da quella del sud (Fezzan).
Il Foro del Dialogo Politico, convocato inizialmente a novembre a Tunisi, è formato da 13 membri della Camera dei rappresentanti di Tobruk (il braccio politico di Haftar), da 13 dell’Alto Consiglio di Tripoli e da 49 delegati selezionati dall’Unsmil sulla base di vari criteri geografici, politici e tribali (da più parte criticati).
Tra i candidati che hanno ricevuto ieri più voti per la Cirenaica (a cui dovrebbe spettare la presidenza), spicca il nome del presidente del parlamento di Tobruk Aguila Saleh, che ha ottenuto 9 voti, due in più dell’uomo d’affari Al Sharif al Wafi, secondo in classifica con 7 voti sui 24 delegati del collegio elettorale dell’est. Per la regione meridionale del Fezzan, a prendere più preferenze è stato il diplomatico e leader tribale Abd al Majid Saif Nasr con 6 voti su 14. Per la Tripolitania, il presidente dell’Alto Consiglio di Stato, Khaled al Mishri, ha guidato la classifica con 8 voti. Il ministro della Difesa del Gna, Salah al Din al Namroush, ne ha ottenuti solo 4 su 37 (ma un voto è stato dichiarato nullo).
Mentre le parti riproveranno anche oggi a giungere ad una intesa politica, il direttore dell’Osservatorio siriano Rami Abdel Rahman, ha fatto sapere che la Turchia starebbe effettuando un trasferimento nei territori libici di mercenari dalle aree vicine al confine siriano. Secondo Abdel Rahman, questi nuovi gruppi sostituiranno gli altri già presenti a Tripoli così da ridurre lo scontento di quelli già impegnati in Libia che hanno subito una riduzione dei loro stipendi. Secondo le ultime, statistiche, nel Paese nordafricano sono presenti circa settemila combattenti provenienti dalla Siria. Se confermate, le indiscrezioni di Rahman rappresentano l’ennesima violazione della Turchia del cessate il fuoco raggiunto dalle parti rivali libiche lo scorso 23 ottobre. Tra i punti centrali dell’intesa, infatti, vi è il ritiro di tutte le forze mercenarie. Nena News