Raid in parlamento. La protesta dell’uscente al-Thani che chiede alla Corte Suprema di intervenire. A Bengasi scontri tra Ansar al-Sharia e l’ex generale Haftar, che scampa ad un attentato.
dalla redazione
Roma, 4 giugno 2014, Nena News – Circondato da milizie islamiste – le stesse che il generale in pensione e aspirante golpista Haftar tenta di distruggere – il nuovo primo ministro libico, Ahmed Maiteeq, si è preso con la forza la poltrona. Lunedì il nuovo esecutivo, sordo alle proteste dell’uscente premier Abdullah al-Thani e del suo consiglio dei ministri, è entrato con la forza nella sede del parlamento, forte della protezione di miliziani islamisti. “Nessuna opposizione da parte dei servizi di sicurezza”, ha commentato il portavoce di Maiteeq, nominato premier dal Congresso Nazionale all’inizio di maggio dopo un voto drammatico, seguito all’assalto dell’edificio da parte di uomini armati.
Le milizie islamiste hanno compiuto un vero e proprio raid contro il palazzo parlamentare, mentre si teneva la sessione dalla Corte Suprema che avrebbe dovuto risolvere il contenzioso tra Maiteeq e al-Thani, che non intende abbandonare la poltrona di premier basandosi su una decisione del dipartimento legale del Ministero della Giustizia che ha definito la nomina di Maiteeq illegale. Dopo il raid, il neo premier ha tenuto a porte chiuse la prima riunione di governo, nonostante le proteste di al-Thini che dice di voler attendere la decisione dell’Alta Corte, prevista per giovedì.
Non sono pochi però gli oppositori politici che non riconoscono la nomina di Maiteeq, chiamato a condurre il Paese verso le elezioni del 25 giugno con le quali sarà eletto il nuovo parlamento e quindi un nuovo esecutivo. Il tutto mentre proseguono in Cirenaica gli scontri tra gruppi islamisti e l’esercito improvvisato dall’ex generale Haftar, scontri durissimi (anche elicotteri hanno bombardato le postazioni di Ansar al-Sharia) che hanno provocato solo nella giornata di lunedì almeno 21 morti e 120 feriti. Drammatica la situazione a Bengasi, dove gli ospedali sono al collasso e chiedono un intervento immediato; intanto il Ministero dell’Educazione ha chiuso le scuole e posposto gli esami finali, mentre i commercianti preferiscono serrare i negozi. È battaglia vera per le strade: nel quartiere islamista di Sidi Freij, sono molte le famiglie intrappolate, impossibilitate ad uscire di casa a causa degli scontri a fuoco.
Nelle stesse ore a Tripoli uomini armati sparavano contro il convoglio su cui viaggiava il capo dell’esercito Al-Abidi, senza però provocare feriti, mentre Al Qaeda faceva appello ai libici perché combattano il generale Haftar (sospettato di essere una spia della CIA) e il suo Esercito Nazionale, definendolo un “nemico dell’Islam”. E sebbene anche il governo di Tripoli abbia condannato aspramente la campagna anti-islamista di Haftar, non sono pochi i libici che sostengono il generale. Ma non sono pochi nemmeno quelli che lo temono: questa mattina l’ex generale è scampato ad un attentato contro la sua casa. Un attentatore suicida si è fatto saltare in aria a Bengasi, vicino l’abitazione di Haftar. Tre morti e quattro feriti, tra cui lo stesso generale, seppure le voci in merito siano contrastanti.
Il Paese appare invischiato nel caos più totale, da Tripoli a Bengasi. A venti giorni dalle elezioni, è impossibile immaginare che il voto possa svolgersi serenamente e che non sarà disturbato da ulteriori scontri interni, politici e militari. Nena News