Dopo le proteste dei profughi palestinesi, l’agenzia Onu sospende per un mese le nuove politiche ospedaliere in attesa di nuove soluzioni. Una scelta che era stata dettata dal mancato versamento dei finanziamenti da parte dei donatori internazionali
della redazione – Foto: Olga Ambrosiano
Beirut, 25 marzo 2016, Nena News – Le proteste dei rifugiati palestinesi hanno sortito il loro effetto: lunedì l’agenzia dell’Onu Unrwa, responsabile dei servizi ai profughi palestinesi, ha decido di sospendere per un mese – fino al 21 aprile – i nuovi protocolli sulla sanità.
Si apre dunque uno spiraglio: l’agenzia si è impegnata a dialogare con i leader dei rifugiati palestinesi per trovare insieme una soluzione alla crisi finanziaria che attanaglia l’Unrwa, duramente colpita dal mancato versamento dei finanziamenti da parte dei donatori stranieri. L’apertura è giunta dopo un incontro ad Amman tra il commissario generale dell’agenzia Krahenbuhl, il ministro del Lavoro palestinese Majdalani e rappresentanti dell’Olp e dell’Anp.
Al centro della discussione sta l’ospedalizzazione in Libano: da gennaio ai profughi palestinesi era chiesto di pagare il 5% dei costi per le prestazioni ricevute nell’ospedale della Palestinian Red Crescent, il 15% negli ospedali governativi e il 20% il quelli privati, cancellando così la gratuità delle spese mediche di cui godevano i rifugiati. A preoccupare erano soprattutto le prestazioni più costose, come operazioni chirurgiche e ricoveri, che hanno costi che arrivano fino ai 5mila dollari.
Prezzi inarrivabili per chi vive in campi profughi in condizioni misere, con uno scarso accesso al mondo del lavoro libanese, che impedisce ai rifugiati palestinesi di accedere alle professioni più remunerative. Sono circa 70 le professioni che per legge sono vietate ai profughi. La decisione di far pagare alle famiglie palestinesi parte dei costi sanitari aveva provocato numerose proteste in tutto il paese, spingendo l’Unrwa a rivedere la propria posizione.
“Abbiamo visto e sentito le proteste e la preoccupazione per gli aggiustamenti compiuti – si legge nel comunicato dell’agenzia di lunedì 21 marzo – e temiamo che i rifugiati più vulnerabili non siano in grado di pagare le fatture ospedaliere. Per questo abbiamo creato un Fondo Medico per sostenere i più poveri, che riceverà i primi contributi dei donatori. Invitiamo la leadership dei rifugiati palestinesi a lavorare insieme a noi per creare un gruppo tecnico di lavoro per rivedere l’implementazione della politica e individuare aggiustamenti”.
Tutto rimandato al 21 aprile, dunque. Un mese di tempo per trovare una soluzione alle promesse mancate della comunità internazionale che, presa da altre questioni, ha presto dimenticato le condizioni di vita dei rifugiati palestinesi, sottoposti oggi ad un nuovo sfollamento a causa della guerra in Siria. Nena News
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