Violenta risposta delle forze di polizia alla nuova protesta del variegato movimento politico libanese che, partendo dalla crisi rifiuti che vive il Paese, accusa di inettitudine e corruzione l’intera classe dirigente locale. Continua, intanto, l’impasse politico
Roma, 17 settembre 2015, Nena News – Poliziotti in assetto anti-sommossa, manganelli e decine di arresti. Così le autorità libanesi hanno risposto ieri alla nuova protesta del variegato movimento libanese “You stink” (in arabo Tl’at rihatkom) che si era radunato a Beirut fuori il parlamento. E mentre fuori infuriava la protesta contro la classe dirigente politica libanese (la crisi rifiuti è infatti solo un pretesto per un malcontento più generale e profondo), nel palazzo del potere i leader di tutte le formazioni politiche si riunivano per il secondo round di incontri incentrati sul “dialogo nazionale”. Gli incontri, presediuti dal presidente Nabih Berri, si sono conclusi con un nulla di fatto poichè non sono state avanzate proposte concrete per porre fine alla crisi rifiuti.
E se nelle stanze del potere la classe politica “dialogava”, fuori, per strada, il malessere di diversi settori della società libanese si trasformava in rabbia. La situazione si è fatta tesa quando un gruppo di manifestanti ha provato a spingere delle barriere di metallo che le forze di sicurezza avevano messo a Piazza Najmeh a difesa del parlamento. Di fronte al tentativo di invasione, la polizia ha reagito con durezza arrestando una quarantina di manifestanti (molti dei quali sono stati rilasciati nel pomeriggio e in serata).
L’uso della forza da pare degli agenti è stato duramente criticato dai manifestanti che hanno raccontato di essere stati violentemente picchiati e aggrediti. A sostegno dell’argomentazione degli attivisti vi èun video in cui si vedono due poliziotti picchiare e trascinare due manifestanti che sono per terra. Alle accuse mosse contro di loro, le forze di sicurezza hanno risposto di rispettare la libertà di espressione delle persone e il diritto a manifestare purché ciò avvenga in modo pacifico.
Il clima si è fatto ancora più incandescente quando alcuni sostenitori di Berri hanno attaccato il “campo di protesta” allestito dal movimento “You Stink” per i presunti insulti che gli attivisti avrebbero rivolto al presidente del parlmanto. L’irruzione di questi personaggi loschi legati a doppio filo con il potere ricorda molto quanto già visto durante le rivolte arabe quando bande armate di criminali venivano mandate in piazza dai governi dispotici arabi per scontrarsi violentemente con i manifestanti anti-regime (uccidendone a decine).
Non sembra essere all’orizzonte, intanto, una soluzione per la crisi rifiuti. La scorsa settimana il governo ha adottato un piano per portare l’immondizia in nuove discariche. Un progetto che affida inoltre alle municipalità la gestione della crisi in un arco temporale fissato a 18 mesi in cui è necessario creare le necessarie infrastrutture, espandere temporaneamente due discariche e riaprire per sette giorni quella di Naameh (sud di Beirut) che era stata chiusa a luglio. Al momento, però, il piano è rimasto lettera morta.
Il problema di trovare nuovi punti in cui depositare l’immondizia sembra essere di difficile soluzione. Intervistato dal quotidiano al-Mustaqbal, il ministro dell’agricoltura Akram Shahayyeb ha affermato che il comitato ministeriale per la gestione rifiuti ha scartato la possibilità di aprire una discarica nell’area di al-Masaa nella valle della Bekaa perché studi geologici hanno dimostrato che potrebbe inquinare la falda acquifera. Shahayyeb ha però assicurato: “saranno trovate valide alternative grazie ai rapporti di esperti”. Chissà se al “campo di protesta” qualcuno gli avrà creduto. Nena News
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