Con l’aumento costante e vertiginoso della popolazione musulmana nel mondo, i prodotti considerati halal, in conformità con la legge islamica, hanno di conseguenza una maggiore richiesta tanto da interessare gli analisti economici.
di Andrea Leoni
Roma, 8 ottobre 2015, Nena News – La logica dei mercati, del commercio, la crescita del PIL sembra sia incompatibile con qualsiasi tipo di etica o di moralità se non quella del capitalismo stesso. Da qualche anno a questa parte in Europa si è affacciata un altro tipo di economia, quella islamica, che come principio ha l’imperativo del non poter imporre tassi di interesse (la cosiddetta riba) ma non solo.
È difficile dare un giudizio, se non parziale, di quale sia la vera e propria missione dell’economia islamica. In molti, troppo entusiasticamente, si son chiesti se possa essere un’alternativa al sistema capitalistico. La sua moralità si basa sui principi del Corano, nei quali il Profeta promulga un’uguaglianza sociale. Tradotto nel mondo del mercato contemporaneo viene interpretato nell’impossibilità per una banca islamica di concedere prestiti facendo usura o nel poter commerciare (da ricordare che lo stesso Maometto fu commerciante) solo prodotti ritenuti consentiti (halal).
Con l’aumento costante e vertiginoso della popolazione musulmana nel mondo, i prodotti considerati halal, in conformità con la legge islamica, hanno di conseguenza una maggiore richiesta tanto da interessare gli analisti economici. Se prima era sufficiente un commercio nel quale fossero banditi i prodotti vietati (haram), l’alcool ed il maiale principalmente, o il divieto per le banche islamiche di offrire prestiti per la produzione o la vendita di questi prodotti; oggi il mercato islamico richiede una sorta di certificazione.
Ovviamente la gamma di prodotti halal, sta diventando molto più varia e questo è derivato anche dal consolidamento dell’economia islamica che ha avuto in questi ultimi anni. Nei paesi a maggioranza musulmana, infatti, le banche islamiche sono sempre più forti e sono state capaci di conquistare autorevolezza, di fronte a quelle occidentali, nell’attraversare la crisi del 2008. La loro diffusione ha portato ad una crescita esponenziale di prestiti per la produzione di prodotti halal. Ma la domanda dei prodotti non vietati ha visto un’esponenziale crescita in tutto il mondo così che per soddisfare le esigenze dei musulmani molti ristoranti ed alberghi occidentali hanno dovuto adattarsi alle richieste del mercato.
In un’intervista rilasciata al quotidiano Al Araby il presidente dell’Islamic Food and Nutrition Council of America, Muhammad Chaudry, ha detto che “l’economia halal è uno stile di vita. Paesi come il Giappone e la Corea hanno preso l’iniziativa di convertire i loro ristoranti e alberghi in halal-friendly in modo che possano attirare più turisti provenienti da paesi musulmani. […] L’economia halah è di entità globale. Stiamo cercando di soddisfare 1,8 miliardi di consumatori”, ovvero la stima della popolazione musulmana nel mondo.
Così, anche al mercato occidentale conviene adattarsi alle richieste dei ricchi musulmani. Ed è sempre molto più semplice anche trovare la versione islamica di siti di alberghi, HalalBooking.com per esempio, o trovare nelle descrizioni vicino a Gluten-Free o Vegan anche la scritta Halal Friendly. Una sorta di brand che si appresta ad essere un ottimo strumento di marketing per il capitale.
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