L’alleanza, formata da 34 Paesi, “coordinerà e sosterrà le operazioni anti-terroristiche”. Escluse la Siria e l’Iran. Il presidente Usa Obama mostra i muscoli e promette l’eliminazione dei leader dello Stato islamico ancora vivi. Kerry vola a Mosca per trovare un “terreno comune” con i russi sulla questione siriana
della redazione
Roma, 15 dicembre 2015, Nena News – Non paga della coalizione sunnita che guida contro i ribelli youthi in Yemen, l’Arabia Saudita ha annunciato ieri di aver messo in piedi una nuova allenza formata da 34 paesi con l’obiettivo di “coordinare e sostenere le operazioni militari anti-terroristiche”. Il blocco – ha spiegato il ministro alla Difesa nonché principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman as-Saud – “sarà un partner nella battaglia mondiale contro il flagello rappresentato dal terrorismo”.
L’obiettivo, ha spiegato il principe, è quello di dare vita ad un “coordinamento tra le nazioni che amano la pace e gli attori internazionali per sostenere la lotta al terrorismo e salvare la pace e la sicurezza mondiali”. Ad unirsi alla coalizione ci sarebbero, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa statale saudita, “10 paesi islamici”. Tra questi, oltre agli stati arabi del Golfo, l’Egitto, la Giordania e la Turchia, ci sarebbero anche l’Indonesia, la Malesia e la Nigeria. Mancano – come era prevedibile – l’Iran, l’acerrimo rivale regionale dei sauditi e la Siria. Le operazioni militari, ha detto il ministro saudita, avverrano in accordo alle leggi locali e attraverso un coordinamento con la comunità internazionale.
A congratularsi con Riyad sono stati subito gli Stati Uniti d’America. “Non vediamo l’ora di conoscere qualcosa in più su questa coalizione” ha detto il segretario alla difesa Usa, Ashton Carter. “In generale, però, si può dire che essa sembra essere in linea con ciò che noi chiediamo da tempo, ovvero un maggiore coinvolgimento degli stati arabi nella campagna contro l’Isis”.
Il paradosso di questa allenza è che ne è favorevole anche Ankara che ha avuto (e ha) rapporti quanto meno ambigui con i jihadisti dello Stato islamico. “La Turchia è pronta a contribuire con tutti i mezzi a sua disposizione alla lotta contro il terrorismo. Non importa dove e da chi sia organizzato” ha detto ai giornalisti il premier turco Ahmet Davutoglu. Contentezza è stata espressa anche dalle cancellerie europee che sperano di essere coinvolte il meno possibile nel pantano siro-iracheno.
Tra le reazioni di giubilo di Bruxelles e Washington, però, nessuno ha osservato come a sponsorizzare questa iniziativa “anti-terroristica” sia proprio l’Arabia Saudita che finanzia e arma da anni gruppi estremisti islamici in Siria e Yemen per abbattere gli amici del suo acerrimo nemico (Iran) rappresentatati rispettivamente dal presidente siriano al-Asad e dai ribelli houthi. Inoltre, molti dei paesi che entreranno in questa “nuova” coalizione sono in realtà (o dovrebbero essere, considerato il loro contributo attuale effimero) già parte della coalizione anti-Is a guida Usa da più di un anno. L’Arabia Saudita e gli alleati del Golfo, in particolar modo, hanno compiuto alcuni raid in Siria prima di rivolgere le loro attenzioni soprattutto allo Yemen per combattere (finora con risultati modesti) i ribelli houthi sostenuti dall’Iran.
Sullo Stato islamico (Is) era intervenuto ieri sera anche Obama. Ricorrendo a una retorica molto bushiana, il presidente Usa ha detto che “[la battaglia] contro di loro continua ad essere difficile. L’Is usa le aree urbane, si nasconde tra i civili usando innocenti, donne e bambini come scudi umani. Per cui dobbiamo essere furbi, colpendo chirurgicamente lo Stato islamico”. Il presidente ha poi elencato alcuni importanti leader e comandanti jihadisti che la coalizione ha eleminato e, rivolgendosi a quelli ancora in vita, ha promesso: “il nostro messaggio è semplice: voi sarete i prossimi”.
Intanto, il segretario di stato americano John Kerry è volato oggi a Mosca dal suo pari russo Sergey Lavrov nel tentativo di trovare un “terreno comune” per porre fine alla guerra civile siriana. “Anche quando ci sono differenze tra di noi, siamo capaci di lavorare bene su determinate questioni” ha affermato fiducioso. Nena News