Un approfondimento sui movimenti della sinistra rivoluzionaria turca con alle spalle una lunga storia di opposizione al governo di Ankara e ancora oggi variabile di primo piano nelle dinamiche del paese
di Francesca La Bella
Roma, 25 marzo 2016, Nena News – Quella dei movimenti rivoluzionari comunisti in Turchia è una storia lunga e complessa. Una storia che si innesta nelle dinamiche politiche interne alla nazione turca e che si interseca, fin dagli albori, con le più conosciute vicende della comunità curda e delle sue sollevazioni. Per quanto in Europa questo fenomeno sia stato trattato come secondario, il pericolo di una rivoluzione di sinistra è da sempre considerato da Ankara un aspetto di primo piano e l’attenzione riservata alle azioni armate dei gruppi armati di sinistra risulta evidente dalla lettura delle politiche messe in atto dal Governo e dalla propaganda dei media nazionali.
A questo proposito sembra doveroso ricordare che, nella prima fase dopo l’attentato di Suruc, oltre ai raid contro Stato Islamico e PKK, molte sono state le perquisizioni e gli arresti a carico di militanti della sinistra rivoluzionaria e in particolare del DHKP-C (Partito-Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo). La repressione del Governo contro questi gruppi, passata sotto maggiore silenzio, oltre a causare alcune vittime, ha rinnovato l’interesse dei media che, anche a causa di alcune azioni armate del gruppo come quella di inizio mese ad Istanbul contro una stazione di polizia, hanno nuovamente posto all’attenzione del grande pubblico il “problema” DHKP-C. In questo senso è sintomatico leggere come, dopo gli attacchi a Istanbul e Bruxelles, l’attenzione dei media turchi si sia concentrata più sulla pericolosità di PKK e DHKP-C che non sul ruolo e la capacità di azione dello Stato Islamico.
A fronte di questo contesto, diventa interessante chiedersi chi sono questi gruppi, come si relazionano tra loro e perché vengono percepiti come radicale minaccia all’integrità dello stato turco. Una breve analisi di alcuni di essi, sicuramente non esaustiva, potrebbe aiutare in questo compito.
Devrimci Halk Kurtuluş Partisi-Cephesi, DHKP-C
Viene ritenuto il partito di sinistra con la più ampia base attiva e con il maggior numero di azioni compiute nel Paese. Considerato l’evoluzione di Dev Sol, partito marxista leninista nato nel 1978, ha assunto l’attuale nome nel 1994 sotto la guida di Dursun Karataş ed avrebbe circa 2500 azioni al suo attivo tra cui attentati contro postazioni e personale militare turchi e statunitensi. Centrali nell’analisi del DHKP-C risultano essere i concetti di anti-capitalismo (anti-oligarchia) e di anti-imperialismo e la conseguente scelta di obiettivi NATO e statunitensi nel Paese come azioni di denuncia del legame tra interessi interni ed internazionali.
Data la forte repressione alla quale i militanti sono stati soggetti, soprattutto tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000, alcune delle azioni più eclatanti del gruppo sono state, in passato, quelle legate a scioperi della fame in carcere che hanno portato alla morte di inedia di numerosi prigionieri (secondo alcune stime, circa 60 partecipanti sarebbero morti durante lo sciopero del 2000 contro l’istituzione dei carceri di massima sicurezza). A seguito di una nuova ondata repressiva, a partire dal 2004, molti dirigenti si sarebbero spostati all’estero, ma, nonostante questo, diverse azioni sono state rivendicate dal gruppo negli ultimi anni: attentato suicida contro l’ambasciata statunitense ad Ankara nel 2013; attacco incendiario contro la sede di Istanbul di Adimlar, rivista considerata vicina alle posizioni dello Stato Islamico, nel marzo 2015; sequestro di Mehmet Selim Kiraz, procuratore del caso Berkin Elvan, 15enne turco morto dopo 9 mesi di coma in seguito al ferimento da parte della polizia durante le manifestazioni di Gezi Park, nel marzo 2015.
Quest’ultimo evento e la presenza massiva di militanti del gruppo, spesso armati, a difesa di manifestazioni e funerali, nel periodo successivo a Gezi Park, restituisce l’immagine di un gruppo che, nonostante limiti strutturali interni e repressione governativa, mantiene un discreto radicamento territoriale, soprattutto nelle maggiori città, grazie ad una composizione eterogenea della sua base: comunità alevita, studenti universitari, lavoratori, sottoproletariato urbano. Dal punto di vista delle relazioni, invece, il gruppo sembra mantenere una certa distanza rispetto ad altre realtà del territorio. Rispetto al movimento curdo ed al PKK, ad esempio, dopo un momentaneo avvicinamento nel 1996, i percorsi intrapresi sembrano aver seguito binari paralleli, ma non intersecanti se non per scelte di singoli militanti.
Marksist-Leninist Komünist Partisi-MLKP
Nato nel 1994, dopo una gestazione di circa cinque anni, dall’unificazione di movimenti comunisti pre-esistenti, il MLKP affonda le sue radici nel marxismo leninismo e cerca di applicare, fin dal principio, una prassi di unificazione delle lotte. In quest’ottica risulta significativo, nei loro documenti fondativi e nelle relazioni successive, il continuo richiamo alla necessaria unità tra lavoratori (operai) e contadini oltre alla lotta delle donne e dei giovani. A fronte di questo non stupisce registrare che, dopo le mobilitazioni di Gezi Park ed il sollevamento dei curdi siriani in Rojava, si registri un rinnovato impegno dei militanti del MLKP. Nonostante le azioni imputabili al partito siano state minori, sia per numero sia per entità, rispetto a quelle di altri gruppi e vengano ricordati solo l’attacco al Hilton Hotel di Ankara del giugno 2004 pochi giorni prima di un summit NATO nella capitale turca e il fallito attentato allo Star Media group del luglio 2015, la partecipazione agli eventi di questi ultimi anni ha portato a numerose operazioni di polizia contro il partito.
Se da un lato è semplice comprendere la partecipazione del MLKP alle manifestazioni per Gezi Park ed ai successivi sviluppi della questione, per capire il significativo coinvolgimento del MLKP nel contesto curdo, bisogna guardare alle scelte politiche del passato. Nel processo di allargamento delle prospettive del movimento, negli anni ’90, il gruppo ha, infatti, avviato un percorso di avvicinamento con il PKK e la comunità curda, identificando nella questione curda, una delle principali contraddizioni in seno alla nazione turca. Dal 2015, inoltre, il partito ha annunciato di aver stabilito un proprio centro di addestramento militare nelle zone del Kurdistan iracheno sotto il controllo del PKK. Attraverso questa unione di intenti, molti militanti del partito hanno partecipato al conflitto di Kobane prima e all’avanzamento in altre aree del Rojava in seguito. Nei media turchi questo è diventato evidente principalmente attraverso le notizie di arresti su tutto il territorio nazionale per supporto al terrorismo e la cronaca dei caduti in Siria, appartenenti, in più di un caso, alle fila del MLKP:
Il Movimento Rivoluzionario dei Popoli Uniti
Per una completa analisi della galassia dei movimenti comunisti armati in Turchia sarebbe necessario approfondire anche il ruolo e l’azione dei gruppi minori che, con diverse declinazioni e pratiche, cercano di portare avanti un processo rivoluzionario in territorio turco. Sarebbe altresì importante valutare la consistenza numerica dei gruppi e il reale impatto delle azioni messe in atto, spesso marginali. In un contesto di grande frammentazione ed eterogeneità di questa realtà in cui si presentano, oltre alle diversità ideologiche, anche diversità di natura etnica e di background socio-culturale, sembra, però, interessante analizzare il tentativo di unificazione di alcuni gruppi turchi e curdi sulla base di una piattaforma comune. Il 12 marzo, dieci organizzazioni di Kurdistan e Turchia, tra cui PKK e MLKP, hanno annunciato la creazione del Movimento Rivoluzionario dei Popoli Uniti. I rappresentanti dei dieci gruppi hanno annunciato di aver stretto un’alleanza per “realizzare la rivoluzione contro l’AKP che sta cercando di stabilire una nuova dittatura fascista ripristinando i colpi di stato militari fascisti del 12 marzo e del 12 settembre”.
Una dichiarazione congiunta che può essere letta come un attacco diretto all’integrità della Turchia non in quanto sintomo di una volontà separatista, ma in quanto nata dall’unione degli interessi di gruppi curdi e turchi. La pericolosità di questo progetto nasce, quindi, dall’universalità del messaggio che viene diretto a donne e uomini di ogni etnia, religione o nazionalità e dall’invito ad altri gruppi perché si uniscano ad un progetto rivoluzionario contro il Governo e contro lo Stato turco. Nena News
Francesca La Bella è su Twitter: @LBFra
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