La missione di Amman è complicata dalla alleanze nella regione e soprattutto dalla capacità di ognuno dei finanziatori delle milizie di andare oltre i propri interessi particolari
Osama al-Sharif – al-Monitor
Roma, 3 dicembre 2015, Nena News - Il compito della Giordania di sovrintendere alla compilazione di un elenco delle organizzazioni che combattono in Siria – e che in realtà sono gruppi terroristici – è un lavoro pieno di potenziali mal di testa per il regno. L’assegnazione da parte del Gruppo internazionale di sostegno per la Siria è parte degli sforzi volti ad avviare i negoziati tra il regime siriano e la cosiddetta opposizione moderata all’inizio del prossimo anno. Annunciata dal ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov il 15 novembre, la mossa è legata anche all’articolo 6 del Comunicato di Vienna del 30 ottobre redatto dal Gruppo di sostegno, nel quale si afferma che “Daesh [Isis], e gli altri gruppi terroristici, come designato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e in seguito, come convenuto dai partecipanti, deve essere sconfitto”.
Il Jordan Times ha citato il Ministro giordano per gli Affari dei Media e delle Comunicazioni Mohammad Momani per aver detto che “la selezione della Giordania per questo compito illustra il riconoscimento da parte della comunità internazionale delle capacità della Giordania e dell’efficienza dei propri apparati militari e di sicurezza.” Mohammad Abu Rumman, un esperto di gruppi islamisti ha detto che, tuttavia, l’assegnazione potrebbe mettere Amman in un vicolo cieco, date le sue relazioni speciali con l’Arabia Saudita e altri paesi del Golfo, tra cui gli Emirati Arabi Uniti, i suoi contatti di intelligence con gli Stati Uniti e l’Europa, e la sua particolare conoscenza dei gruppi in Siria, compresi i loro finanziatori e altri sostenitori. Oltre al sostegno finanziario e militare degli Stati Uniti, il sostentamento del regno si basa sulle sovvenzioni di Arabia Saudita, Emirati e il Kuwait.
Abu Rumman ha detto ad Al-Monitor che “si tratta di una questione complicata che potrebbe compromettere la Giordania in quanto l’aggiunta di ulteriori gruppi all’elenco provocherebbe una minaccia da parte dei loro sostenitori alla stabilità del regno.” Il gruppo di sostegno ha già deciso di includere l’Isis e Jabhat al-Nusra sulla lista. Tra i gruppi che potrebbero essere aggiunti ci sono Ahrar al-Sham, il fronte al-Sham e Jaish al-Fatah (L’esercito della conquista).
“Alcuni di questi gruppi islamici si trovano in una zona grigia. Alcuni sostengono che essi sono radicali, mentre altri sostengono che sono moderati “, ha detto Abu Rumman. Questo, ha aggiunto, è parte della sfida giordana. Le designazioni del gruppo di indagine potrebbero influenzare le alleanze tra i gruppi anti-regime – per esempio, l’affiliazione del Jaish al-Fatah con il già designato Jabhat al-Nusra – e indebolire l’opposizione, soprattutto se i sostenitori stranieri smetteranno di finanziarli.
Non è chiaro come Amman gestirà la sua missione tra gli interessi contrastanti e gli obiettivi degli attori regionali e internazionali coinvolti nel conflitto siriano. Secondo il quotidiano Asharq al-Awsat, la Giordania presto ospiterà un incontro per determinare “le organizzazioni radicali in Siria.” E ‘stato riferito che almeno altri sette gruppi saranno aggiunti alla lista dei terroristi. L’analista politico Orieb al-Rintawi ha detto ad Al-Monitor che uno dei criteri che la Giordania utilizzerà per indicare i gruppi radicali è “la loro accettazione o il rifiuto di un processo politico” in Siria.
L’Arabia Saudita, uno dei maggiori sostenitori di alcuni gruppi in Siria, tra cui Ahrar al-Sham, ha in programma di tenere una conferenza a metà dicembre per l’opposizione siriana per favorire una posizione unitaria tra le fazioni. La conferenza dovrebbe includere i vari rappresentanti dell’opposizione siriana e le fazioni militari.
Rintawi ha avvertito che “i sauditi non dovranno escludere o emarginare gruppi che non sono in stretti rapporti con Riyadh”. Quello che i sauditi fanno potrebbe avere qualche effetto sul compito della Giordania. “La conferenza – ha detto – potrebbe dare un riconoscimento ai gruppi che potrebbero finire sulla lista giordana”.
Ci sono rapporti non confermati sul fatto che Amman sia già sotto pressione da parte della Turchia e dell’Arabia Saudita. Il quotidiano di Dubai Gulf News ha riportato il 23 novembre che i due paesi “hanno convinto la Giordania a tirare fuori due dei loro delegati [Jaish al-Islam e Ahrar al-Sham] dall’elenco dei gruppi di ribelli siriani a cui sarà vietato di entrare nel processo politico. Il giornale ha anche riferito che i russi volevano escludere Jaish al-Islam e Ahrar al-Sham, mentre l’Arabia Saudita ha insistito sul fatto che entrambi sono gruppi di opposizione moderata e quindi legittimi.
Commentando l’incontro del 24 novembre scorso tra re Abdullah e il presidente russo Vladimir Putin a Sochi, Lavrov ha detto in una conferenza stampa che “è molto difficile andare avanti con il processo di Vienna fino a quando non esisterà un’unica lista delle organizzazioni terroristiche che possano essere esentate dagli accordi di cessate il fuoco”.
A complicare ulteriormente la missione, il 23 novembre il capo della coalizione nazionale siriana, Khaled Khoja, ha invitato Jabhat al-Nusra a rompere i suoi legami con al-Qaeda e a “tornare sotto il vasto ombrello della rivoluzione siriana”. Non è chiaro come reagirà la Giordania se al-Nusra dovesse accorrere alla chiamata di Khoja. Secondo Abu Rumman, rimane anche la questione del fatto che la missione della Giordania sia limitata solo al designare i gruppi terroristici contrari al regime siriano o estesa anche alle organizzazioni che combattono al suo fianco, tra cui le Guardie rivoluzionarie islamiche, la Brigata di Gerusalemme, Hezbollah e le forze di Difesa Nazionale.
Aref al-Shahwan, un esperto militare, ha detto che il compito della Giordania potrebbe anche essere usato per interessi personali. “La Giordania ha investito interessi di sicurezza nazionale nel sud della Siria, e lì vorrebbe mantenere lo status quo il più a lungo possibile“, ha detto ad Al-Monitor. “La Giordania – ha aggiunto – è riuscita a impedire a Jabhat al-Nusra di prendere i posti di frontiera tra il regno e la Siria, e gli sforzi di intelligence sono riusciti a tenerla lontana dal confine giordano”. In coordinamento con la Russia, che sta portando avanti attacchi aerei in Siria, farà in modo che lo status del fronte meridionale non cambi negativamente per quanto riguarda gli interessi giordani.
Il commentatore politico Fahd al-Khitan ha descritto la missione della Giordania come “impossibile”. In un articolo del 17 novembre per Al Ghad ha scritto che “il successo della Giordania è legato alla disponibilità di tutti i giocatori in Siria di andare oltre i propri interessi ristretti e impegnarsi per una soluzione politica evitando di armare entrambe le parti”. Finora, tali condizioni si sono dimostrate vaghe. Nena News
(Traduzione a cura di Giorgia Grifoni)