Poco prima che fosse sciolta la Knesset in vista delle legislative del 17 marzo, il governo Netanyahu ha approvato lunedì la legge anti-immigrati non dissimile alle due precedenti versioni bocciate dall’Alta corte israeliana.
della redazione
Roma, 10 dicembre 2014, Nena News – Poco prima che la Knesset [il parlamento israeliano, ndr] fosse sciolta in vista delle legislative del 17 marzo, il governo uscente di estrema destra è riuscito a far passare lunedì una nuova versione (la terza) della legge “anti-infiltrati”. I due precedenti tentativi erano stati bocciati per incostituzionalità dall’Alta corte di giustizia israeliana che aveva ordinato la chiusura di Holot, un grossa struttura carceraria nel deserto del Neghev definita, però, “impianto aperto” dalle autorità locali.
A votare a favore di questa legge è stato anche l’ex ministro delle finanze Yair Lapid e il suo Yesh ‘Atid, nonostante non fossero più vincolati dagli obblighi di coalizione. Decisione definita “sorprendente” da alcuni commentatori locali: l’ex giornalista è stato licenziato dal premier Netanyahu insieme alla ministra della Giustizia Tzipi Livni la scorsa settimana e prova in queste ore a negoziare la formazione di un “blocco di centro” contro la destra.
Gli emendamenti votati lunedì alleggeriscono le pene contro gli immigrati previste nelle due precedenti versioni. Tuttavia, non ne modificano la sostanza condannando al carcere migliaia di richiedenti asilo che non sono accusati né condannati per alcun tipo di reato. Invece di detenere gli immigrati per un anno in una prigione “chiusa” per poi trasferirli per un tempo indefinito in una “struttura aperta”, la legge emendata prevede solo tre mesi in un “carcere chiuso” a cui seguono 20 mesi nel centro di detenzione “aperto” di Holot.
E’ prevista, inoltre, una clausola secondo la quale lo stato confischerà il 20% dei salari dei richiedenti asilo. Soldi che saranno restituiti solo se, e quando, gli “infiltrati” lasceranno Israele. In pratica, sostengono i detrattori della legge, lo stato ebraico incoraggerà così gli immigrati africani a ritornare ai loro paesi da dove sono fuggiti per motivi di guerra o economici.
L’atto conclusivo del governo Netanyahu – la cui fine sarebbe stata ufficializzata poco dopo il passaggio della legge – ha scatenato le immediate proteste delle organizzazioni locali di diritti umani che parlano di “istigazione e populismo”. “Oggi la Knesset ha deciso di continuare a degradare l’Alta corte, a ingannare i cittadini dei quartieri meridionali di Tel Aviv [dove la maggior parte degli immigrati vive, ndr] e a sprecare i soldi dei contribuenti per soluzioni sbagliate” si legge in un comunicato congiunto delle associazioni umanitarie israeliane. “Il carcere per quasi due anni ad Holot e l’imposizione di restrizioni ai datori dei lavori dei richiedenti asilo – si legge ancora nella nota – autorizzeranno le violazioni dei diritti degli immigrati e aumenteranno le difficoltà dei cittadini del sud di Tel Aviv”. Nena News