Battuta di arresto per il governo Netanyahu che ha varato negli anni passati una dura politica di respingimento dei migranti africani provenienti da Sudan e Eritrea.
Tel Aviv, 23 settembre 2014, Nena News – Con una decisione che costituisce un colpo alle politiche anti-migranti del governo del premier Benyamin Netanyahu, i giudici della Corte suprema israeliana hanno ordinato ieri la chiusura entro 90 giorni del Centro di accoglienza per migranti africani di Holot, nel Neghev, di fatto una prigione nel deserto sia pure con cancelli (semi) aperti. La sentenza ha accolto gli appelli di organizzazioni umanitarie locali e internazionali, tra le quali Human Rights Watch.
I giudici hanno anche annullato un emendamento della legge sull’immigrazione che consente la reclusione fino a un anno per i clandestini in Israele.
Il Centro di Holot era stato voluto con forza dal governo Netanyahu per placare le proteste degli israeliani che chiedono l’espulsione immediata di tutti i migranti africani (sudanesi ed eritrei in maggioranza). Holot infatti allontana i clandestini dai rioni popolari di alcune citta’.
Proprio nei giorni scorsi Netanyahu aveva esaltato la sua decisione di far costruire un Muro nel Neghev, realizzato per bloccare gli ingressi illegali dei migranti dall’Egitto, e di “stimolare” migliaia di clandestini a tornare in Africa, grazie anche ad assegni pro capite. In Israele vivono circa 50 mila migranti africani.
I nove giudici della Corte Suprema hanno stabilito che la politica del governo dovra’ essere profondamente riesaminata. La decisione ha subito destato proteste nei rioni proletari di Tel Aviv, dove maggiore e’ la presenza dei migranti. Nena News