Washington firma un contratto da 145 milioni di dollari con la compagnia Erbit per la fornitura di sistemi di sicurezza e sorveglianza al confine con il Messico. Gli stessi della Cisgiordania.
di Chiara Cruciati
Gerusalemme, 11 marzo 2014, Nena News – Quello che funziona in Palestina, può funzionare anche in Messico. Lo deve aver pensato il Dipartimento per la Sicurezza Interna del governo statunitense che la scorsa settimana ha firmato un contratto da 145 milioni di dollari con la compagnia israeliana Erbit Systems per la fornitura di macchinari di sorveglianza da utilizzare al confine tra Stati Uniti e Messico. Le stesse tecnologie utilizzate con successo dalle autorità israeliane lungo il Muro di Separazione in Cisgiordania.
Il contratto multimilionario – vinto dalla Erbit stracciando colossi come Lockheed Martin e Boeing, che nel 2006 era stata scelta per fornire un “muro virtuale” con il Messico – ha la validità di un anno, ma potrebbe raggiungere il miliardo di dollari se il Congresso statunitense approverà la riforma dell’immigrazione, legge che porterà ad un intensificarsi dei controlli ai confini Sud. Alla compagnia israeliana sarà affidato il compito di costruire moderne torrette di osservazione, comprensive di sensori di avvistamento, centri di comando e di controllo.
Gli israeliani hanno esperienza con la sicurezza dei confini, ha commentato Mark Amtower, della Amtower&Co., società di consulenza del governo americano: “Volevamo impiegare i migliori”. “L’Arizona ha aspettato oltre un decennio che il Dipartimento della Sicurezza Interna fornisse la tecnologia necessaria lungo il confine per sostenere il lavoro della polizia di frontiera – ha aggiunto il senatore repubblicano McCain – Se questa tecnologia sarà sviluppa e integrata, darà ai nostri agenti la capacità di individuare, valutare e rispondere a tutti gli ingressi illegali”.
Una chiara risposta a chi spesso ritiene l’occupazione militare dei Territori Palestinesi un costo per le autorità di Tel Aviv. Al contrario, le moderne tecnologie sviluppate dalle compagnie israeliane, pubbliche e private, nel campo della sicurezza permettono al Paese di firmare contratti milionari con nazioni di tutto il mondo, alla caccia dell’esperienza di un potere militare come quello israeliano, accumulata in decenni di occupazione, controllo dei confini e sviluppo dell’industria militare.
Un buon esempio è proprio la Erbit System, che da anni testa le proprie tecnologie sulle comunità palestinesi dei Territori Occupati, in particolare dopo l’avvio della costruzione del Muro di Separazione, nel 2000, e l’apertura dei checkpoint lungo il confine. La stessa compagnia (il principale fornitore di droni e tecnologia militare del governo di Tel Aviv, strumenti utilizzati ampiamente negli attacchi aerei contro Gaza) in un video promozionale si sponsorizza come società in grado di garantire “da oltre 10 anni la sicurezza in uno dei confini più difficili del mondo”. Tanto da essere scelta nel 2004, sempre in Arizona, per fornire i droni Hermes 450 alla polizia di frontiera statunitense impiegata lungo il confine messicano.
Nell’ultimo rapporto, reso noto lo scorso anno dal governo di Aviv, in Israele sono 6.784 gli imprenditori privati impegnati nell’esportazione di armi che, insieme all’industria di Stato, rendono Israele il sesto maggiore esportatore di armi al mondo. Secondo il quotidiano Ha’aretz, nel 2012 il valore totale delle esportazioni israeliane di armi ha toccato quota sette miliardi di dollari, con un incremento del 20% rispetto all’anno precedente. Nena News