dalla redazione
Roma, 5 febbraio 2014, Nena News – Nuovi attentati insanguinano l’Iraq: questa mattina tre bombe sono esplose a Baghdad, provocando almeno 30 morti e decine di feriti. Le esplosioni si sono verificate vicino alla Green Zone, area centrale e sotto stretto controllo militare della capitale, dove si trovano le sedi delle ambasciate occidentali e l’ufficio del primo ministro. Poco prima due missili era caduti nella stessa zona.
Due autobombe sono esplose davanti alla sede del Ministero degli Esteri iracheno, la terza auto era guidata invece da un attentatore suicida che si è fatto saltare in aria fuori da un ristorante nei pressi di un checkpoint che porta alla Green Zone.
I luoghi scelti per gli attentati mostrano con chiarezza l’incapacità del governo Maliki di mantenere la sicurezza nel Paese, da anni ormai target di gruppi qaedisti, che stanno rafforzando le proprie posizioni nel Paese. Dal primo gennaio ad oggi 1.013 persone – di cui 795 civili, 122 soldati e 96 poliziotti – sono morti a seguito delle violenze che stanno insanguinando l’Iraq. Attentati, rapimenti, battaglie nelle città sunnite tra miliziani qaedisti e forze militari irachene sono ormai notizie all’ordine del giorno.
Dopo il ritiro delle truppe statunitensi nel dicembre 2011, a seguito di otto anni di occupazione militare che hanno radicalizzato le divisioni settarie in Iraq, l’attuale governo sciita guidato da Maliki – scelto dall’amministrazione di Washington – ha avviato una dura campagna di repressione delle comunità sunnite, sul piano politico ed economico, scatenando focolai di ribellione che oggi si traducono in attentati quotidiani.
Sempre più forte la presenza dell’ISIL, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, vicino al movimento di Al Qaeda, che in Siria e in Iraq controlla intere comunità. È il caso della regione sunnita di Anbar, vicino al confine siriano, dove tribù locali e forze governative sono impegnate in duri scontri con i miliziani dell’ISIL che controllano parte delle città di Ramadi e Fallujah.
In vista delle elezioni parlamentari, Maliki preferisce utilizzare Al Qaeda e la minaccia alla sicurezza del Paese per accaparrare voti e un consenso ormai debolissimo, piuttosto che ascoltare le esigenze della minoranza sunnita, marginalizzata da un governo sciita più attento a radicare i propri interessi economici. Nena News